Pensate di andare al cinema il giorno di Natale, magari dopo l’immancabile pranzone? Allora segnatevi questo titolo: The Greatest Showman! Un musical assolutamente imperdibile, che non mancherà di esaltare gli appassionati del genere, ma anche tutti coloro che amano la magia della settima arte.
The Greatest Showman è un biopic, ma con molte licenze, che ha al centro il personaggio realmente esistito di P.T Barnum, il classico “uomo che si è fatto da solo”, inseguendo il sogno americano e riuscendo a toccare il successo. Siamo nell’Ottocento, Barnum è il figlio di un sarto che si innamora, ricambiato, della bella figlia di un ricco signorotto locale, disposta a rinunciare ai privilegi della sua posizione per rincorrere il suo sogno d’amore. I due vivono di stenti, ma felici, mettendo alla luce due bambine; ma Barnum ambisce a qualcosa di più e sfruttando l’astuzia e le sue indubbie capacità da showman mette su uno spettacolo di straordinario successo. Il merito va alla trovata di utilizzare nello show, oltre ad animali ed atleti, i freak messi al bando dalla società perbenista.
Non fatevi incantare dal lato buono di Barnum, che il film mette in scena edulcorando non poco la realtà e riempendo di licenze la storia. Il vero Barnum non era poi così solidale verso quelle persone a cui pare dare uno scopo nella vita; era però un notevole businessman, che oltre a sfruttare a suo vantaggio i reietti della società rendendoli fenomeni da baraccone, attirò le attenzioni del pubblico grazie a un’intensa pubblicità murale e giornalistica e trasformò in successo l’odio mediatico nei suoi confronti.
La pellicola dell’esordiente regista australiano Michael Gracey ci mostra ascesa, caduta e rinascita di Barnum, che in vita sua non ha avuto che uno scopo: far divertire il pubblico regalandogli uno show magico ed unico.
Ed è proprio ciò che fa Gracey con The Greatest Showman, che ci cattura dalla prima all’ultima sequenza, grazie alle mirabolanti coreografie, alle musiche travolgenti, alla magnificenza delle scenografie, alla regia virtuosistica e al ritmo trascinante. E soprattutto grazie al talento di Hugh Jackman, vero animale da palcoscenico, in un ruolo che sembra essergli stato cucito addosso. Lo accompagna un incisivo Zac Efron, che interpreta il suo socio Phillip Carlyle, particolarmente a suo agio con ruoli in cui deve affiancare alla recitazione il canto e il ballo.
Lo spettatore non può, quindi, che rimanere abbagliato da questo caleidoscopio di colori, luci, balli, acrobazie e musica pop, oltre che dalla grandiosità della messinscena e dalle seducenti intuizioni visive, che richiamano alla memoria l’operazione di Buz Luhrmann con Moulin Rouge!
Passano dunque in secondo piano alcuni snodi approssimativi della trama, perché ciò che conta in The Greatest Showman è l’emozione che solo lo spettacolo del grande cinema può regalare al suo pubblico.
Alberto Leali