Ginny (Kate Winslet) ha sposato in seconde nozze il rozzo Humpty (Jim Belushi), manovratore di giostre a Coney Island, portandogli in dote un figlio di dieci anni con tendenze piromani. Ginny, ex attrice segnata da un passato di dolore legato al suo precedente matrimonio, è però insoddisfatta della sua attuale vita e trova nel giovane bagnino Mickey (Justin Timberlake), voce narrante del film, un uomo colto e sensibile con cui sognare un futuro migliore. Un giorno, però, arriva a Coney Island Carolina (Juno Temple), figlia di Humpty, sfuggita a un marito mafioso e ricercata dai suoi scagnozzi, che susciterà subito le attenzioni dell’aitante bagnino.
Un’attrice mancata, un giostraio alcolista, una ragazza ricercata dai gangster, un bagnino aspirante scrittore. Sono questi i protagonisti del nuovo bellissimo film di Woody Allen, che ancora una volta abbandona la commedia per raccontare il dramma umano di piccole vite di uomini e donne.
Tutti i personaggi di La ruota delle meraviglie sono costretti in dei ruoli che non sentono propri, a causa di scelte sbagliate; per questo motivo, non hanno smesso di sognare, ma preferiscono aggrapparsi a fragili speranze di cambiamento. Sono esseri che da soli rischiano la perdizione e che hanno bisogno di sorreggersi a qualcuno che li protegga o che magari li illuda. Sono figli del teatro di Eugene O’Neill (non a caso citato), Arthur Miller e Tennessee Williams, o dei racconti disperati di James M. Caine.
Allen li descrive così minuziosamente, che sembra di entrare nelle loro teste, comprendendone ogni singolo sussulto. Il cast è straordinario, a cominciare da una Kate Winslet perfetta nel ruolo della malinconica e inquieta Ginny, un'”eroina” che sembra uscita da un noir anni ’50, ma illuminata dai colori caldi della magica fotografia di Vittorio Storaro, già utilizzato in Café Society, che scandisce cromaticamente i mutamenti del sentire. L’attrice è capace di caricare la sua protagonista di tutte le sfumature richieste dall’impeccabile sceneggiatura, manifestando tutta la sua intensità e il suo incommensurabile talento.
La Coney Island anni ’50 fa da cornice straniante a un film che, nonostante si svolga all’interno di un festoso parco divertimenti, è in realtà il racconto cupo di un fallimento, della distruzione di ogni desiderio di riscatto e felicità. Così, tutti i tentativi dei personaggi per opporsi a quello che sembra un destino già segnato risultano vani, non avendo altra scelta che rassegnarsi, mestamente.
L’ironia di Allen fa capolino qua e là con alcune battute di notevole arguzia e la trovata, irresistibile, del bambino piromane; per il resto La ruota delle meraviglie è un film tragico e dolente, che non può non colpire al cuore.
Alberto Leali