Napoli. Domenico Greco (Vincenzo Salemme) è un attore teatrale che non ha mai avuto successo ma ha sempre accumulato solo debiti. Sua cognata Rosetta (Serena Rossi) ha un bambino malato di cuore che rischia di morire se non viene operato in America; il problema è che i soldi non ci sono. L’unica soluzione è chiedere la grazia a San Gennaro, che, miracolosamente, risponde, dando loro il permesso di prendersi uno dei gioielli della sua preziosa Mitra custodita insieme al suo tesoro nella cripta della cattedrale. Ma ad ascoltare la voce del Santo c’è anche il disperato Ferdinando (Carlo Buccirosso), che costringe Domenico e Rosetta a coinvolgerlo nell’operazione. Ma la notte del furto, i bizzarri ladruncoli non trovano più il tesoro, che nel frattempo è stato trasferito in mostra a Torino. A rimanere delusi sono anche i ladri romani Cesare (Max Tortora) e Claudia (Christiane Filangeri), che avevano avuto la stessa idea. Non resterà altro da fare che inseguire l’ingente bottino.
Il ritorno di Carlo ed Enrico Vanzina con Caccia al tesoro è all’insegna della grande tradizione della comicità napoletana, quella resa celebre anche dal loro papà Steno, con alcuni indimenticabili film.
Un omaggio affettuoso, dunque, che prende spunto da Operazione San Gennaro di Dino Risi per raccontare di una banda di divertenti e improvvisati ladruncoli che fanno fronte alla crisi tentando il colpo della loro vita. Un gruppo di disperati, mossi però anche da nobili ragioni, che cercano di mettere in piedi un piano ingegnoso, ma che trovano sempre sul loro cammino chi ha avuto la loro stessa pensata, vanificandone gli sforzi.
La struttura di Caccia al tesoro è classica ma efficace, e nonostante non tutti i colpi vadano a segno, nel complesso l’operazione può dirsi riuscita, per il suo equilibrio di action e comedy e per il gustoso disegno dei personaggi. Il merito, però, va soprattutto ad attori affiatatissimi e che insieme fanno scintille, come Vincenzo Salemme e Carlo Buccirosso, accompagnati da un divertente Max Tortora e dalle piacevoli Christiane Filangieri e Serena Rossi.
Non guasta nemmeno la metafora, non nuovissima ma in linea con la tradizione partenopea, della vita è teatro e del teatro è vita; così come divertente risulta la sequenza della truffa calcistica che cita Aurelio De Laurentis.
Caccia al tesoro è però soprattutto un tributo alla Napoli che ancora c’è, ma che non si racconta più: una città vitale, furba, allegra, gentile, lontana dagli orrori delle cronache e dalla rappresentazione gomorriana. Caccia al tesoro ha piuttosto l’aspetto di una favola, ma pur sempre incollata alla realtà.
Alberto Leali