Dopo il successo del sorprendente horror satirico Get Out, la Blumhouse Productions sforna Auguri per la tua morte, firmato dal regista Christopher Landon, un prodotto curioso, a metà strada tra il teen movie, lo slasher e il racconto di formazione. Ma soprattutto un dichiarato omaggio/remake, in versione horror, di quel capolavoro di Harold Ramis con Bill Murray dal titolo Ricomincio da capo.
Protagonista di Auguri per la tua morte è Tree, la classica “stronzetta” del college: bella, desiderata, dissoluta, indifferente, cinica. Il film mette in scena, pur se in chiave horror-fantasy, il suo percorso di crescita, che la porterà a comprendere realmente se stessa, ad affrontare i drammi del suo passato e ad apprezzare finalmente chi le sta intorno.
Tutto ciò passerà attraverso il meccanismo inventato da Harold Ramis: infiniti risvegli mattutini per rivivere, giorno dopo giorno, la peggior giornata della sua vita, ovvero quella del suo compleanno, che coincide con il suo omicidio ad opera di un misterioso killer con la maschera di un bebè sdentato.
Un film in cui risultano evidenti le influenze dei teen movies e degli horror giovanili di fine anni ’80/ inizio anni ’90, da Schegge di follia di Michael Lehmann, ai film di John Hughes, alla saga di Scream (ma anche chi ha visto il recente Prima di domani potrà notarne qualche somiglianza). Auguri per la tua morte, infatti, intrattiene non tanto mostrando sangue e carneficine, quanto piuttosto con l’humor e con gustosi omaggi cinematografici, ammiccando sia a un pubblico nostalgico che a quello adolescenziale.
La protagonista Jessica Rothe è brava nel dare spessore al suo personaggio e nel renderne credibile la trasformazione: prima viziata e arrogante, poi incredula e spaurita, poi fragile e disperata.
Ciò che però non funziona in Auguri per la tua morte è l’eccessivo susseguirsi di finali e di colpi di scena (sempre più improbabili) dell’ultima parte, che va ad appesantire una trama già di per sé ripetitiva e poco originale. Eppure, siamo decisamente al di sopra della media degli horror commerciali destinati a un audience giovane che impazzano nelle sale.
Alberto Leali