Borg McEnroe di Janus Metz Pedersen si è aggiudicato il Premio del Pubblico Bnl alla XII edizione della Festa del Cinema di Roma. Il film, che arriverà nelle sale giovedì 9 novembre distribuito da Lucky Red, racconta il leggendario scontro tra i due campioni di tennis
E’ Borg McEnroe il film più amato di questa dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, che ha avuto come fil rouge proprio il tema dello sport.
Un film appassionante e bellissimo, che mette in scena uno dei match più importanti del secolo scorso, quel Torneo di Wimbledon dell’Estate dell’80. A contendersi il titolo ci sono lo svedese già quattro volte vincitore Bjorn Borg, Uomo di ghiaccio dal talento smisurato, e il collerico Superbrat americano John McEnroe. Attorno a loro, un circo mediatico che ama Borg e detesta McEnroe, e che desidera assistere all’epica sfida tra due vere “rockstar” della racchetta (già, negli anni ’80 il tennis era questo!).
Le pressioni esterne pesano sull’indole dei due contendenti, e soprattutto su quella di Borg, avvezzo al self control, ma attanagliato dal terrore di una sconfitta che lo consegni all’oblio. La sfida avverrà con se stessi nelle loro teste, prima ancora che uno contro l’altro sul campo.
Borg McEnroe si concentra infatti sull’analisi dei conflitti interiori dei due protagonisti, attingendo all’infanzia e all’adolescenza e ripercorrendo le tappe iniziali, ma cruciali, dei loro rispettivi percorsi sportivi. Mostra così due campioni che, pur se apparentemente contrapposti, sono in realtà molto più simili di quello che il loro gioco e ciò che passava tramite i media poteva far pensare: due facce della stessa medaglia.
Nel finale, poi, Borg McEnroe si accende e diviene un’esperienza cinematografica difficilmente dimenticabile, grazie a uno straordinario lavoro di montaggio visivo ed acustico, che crea una tensione che si taglia col coltello.
Il tennis è uno sport difficilissimo da filmare, e Janus Metz Pedersen è abilissimo sia nello sfoderare numerose tipologie di inquadrature per mettere in scena l’epocale partita, che nel creare un fortissimo coinvolgimento emotivo nel pubblico.
Ma commovente è anche l’ultima sequenza, che vede nascere, timidamente, un’amicizia che si dimostrerà forte e duratura.
Bravissimi i due protagonisti: lo svedese Sverrir Gudnason, estremamente somigliante a Borg, mette in scena un’anima sedata ma tumultuosa; il notevole Shia LeBeouf offre un’interpretazione sfaccettata e attenta ai dettagli.
Alberto Leali