Dario è un ragazzo ricco, viziato e arrogante che sogna un futuro nel basket. Quando però gli viene diagnosticata una malattia degenerativa e incurabile, a cui fa seguito una condanna in giudizio per la sua ennesima malefatta, è costretto a cambiare vita. Gli viene imposto, infatti, di allenare una squadra di ragazzini in sedia a rotelle in un centro per anziani e disabili. Qui farà di tutto per conquistare la bella volontaria Isabella.
Tiro libero di Alessandro Valori intreccia i toni della commedia a quelli, meno accentuati, del dramma per raccontare una fiaba moderna sul cambiamento e sulla conversione ai valori cristiani.
Lo fa seguendo la metamorfosi del protagonista Dario (Simone Riccioni, anche produttore e sceneggiatore) da ragazzo borghese, egoista e superbo a buon cristiano altruista e generoso. Un racconto di formazione dai risvolti sociali, dunque, che lancia messaggi indubbiamente positivi e condivisibili e che riflette sul mondo della disabilità e sulle svolte improvvise e inattese della vita. Il protagonista, che parla con Dio, e che un po’ Dio ci si sente, che lo sfida con strafottenza, eppure non dubita mai della sua esistenza, rende Tiro libero un film, visti i tempi, curiosamente permeato di religiosità. Dario imparerà a misurarsi con i propri errori e le proprie fragilità, ad assumersi le proprie responsabilità e, finalmente, a crescere improntando la sua vita all’amore. La sceneggiatura, didascalica e prevedibile, alterna déja- vu ad espedienti narrativi poco originali, ma il tocco è discreto, garbato anche se spesso troppo zuccheroso. Il risultato è un film sicuramente non eccelso, che però si lascia guardare piacevolmente e senza troppo impegno. Una commedia leggerissima, tutta all’insegna dei buoni sentimenti, indirizzata prevalentemente al pubblico più giovane. Lo dimostra anche lo stile televisivo, un po’ alla Braccialetti Rossi, e un cast che alterna giovani emergenti a interpreti (di cinema e TV) già affermati (Antonio Catania, Nancy Brilli, Biagio Izzo, Pier Giorgio Bellocchio, Paolo Conticini). Camei anche di idoli del basket come Carlton Meyers, Luca Vitali e Carlo Recalcati.
Alberto Leali