Tsanko Petrov è un povero ferroviere balbuziente che lavora alla manutenzione dei binari ferriovari. Un giorno, proprio sui binari trova un’ingente somma di denaro. Anziché intascarselo, l’uomo chiama la polizia, divenendo una sorte di eroe per la stampa nazionale. Il Ministro dei Trasporti, il cui dicastero è stato di recente accusato di corruzione, approfitta del nobile gesto di Tsanko per ripulire la propria immagine, organizzando, grazie all’efficientissima pr Julia Staikova, un evento mediatico per l’occasione. Peccato, però, che Julia smarrisce il vecchio orologio paterno a cui Tsanko è profondamente legato e che vuole a tutti i costi recuperare, dimenandosi tra burocrazia, funzionari indifferenti e giornalisti agguerriti.
Diretto dai registi bulgari Kristina Grozeva e Petar Valchanov, già autori del notevole The Lesson, Glory- Non c’è tempo per gli onesti racconta la tragicomica epopea di un ferroviere balbuziente che sceglie, a sue spese, la strada della legalità, sfidando i perversi meccanismi di uno stato burocrate e corrotto.
Con una sapiente mistura di toni e con uno stile un po’ alla Dardenne, un po’ alla Mungiu, Glory ci mostra il quadro allarmante, lucido e sferzante di una Bulgaria dilaniata.
La sceneggiatura tratteggia benissimo i personaggi, interpretati da attori superbi: in particolar modo Julia (Margita Gosheva), l’ufficio stampa del ministro, opportunista, insensibile, disattenta e superficiale spiazza e diverte, respinge e affascina. La vediamo prendere, con pragmatica meccanicità, un pover’uomo e farne un eroe nazionale da dare in pasto all’opinione pubblica per distogliere furbescamente l’attenzione da uno scandalo politico; al contempo mette i brividi la sua gestione della maternità come un procedimento burocratico qualsiasi, sottoponendosi a cure ormonali condotte con annoiata noncuranza. Allo stesso modo, il reietto e goffo Tsanko (Stefan Denolyubov) ci inspira derisione e pena, ma anche ammirazione per l’insistenza e il coraggio con cui si oppone all’ingiustizia subita.
Glory è un film sagace, grottesco, che colpisce duramente i suoi bersagli, con un tracciato narrativo che scorre rapido e senza intoppi, non annoiando nemmeno per un minuto.
Un film in cui si ride tanto, ma amaro, grazie a un umorismo che si tinge, man mano, sempre più di nero. Gli si può forse rimproverare l’eccessiva sovrastruttura ideologica, ma ad avercene di film così!
Alberto Leali