Di film e serie sulla dura vita nelle carceri ne abbiam visti tanti e ormai gli stilemi del genere sono facilmente riconoscibili. Il regista e sceneggiatore Ric Roman Waugh (Snitch – L’infiltrato) riesce, però, a suo modo ad apportare qualche innovazione, nel suo violento racconto del percorso disumanizzante dell’incarcerazione.
‘La fratellanza’ è tutto incentrato sul personaggio di Jacob, un affermato uomo d’affari con una bella famiglia, che, a causa di un terribile incidente d’auto in cui guidava in stato d’ebbrezza, provoca la morte dell’amico Tom. Accusato di omicidio colposo, è condannato a scontare due anni in prigione e, pur di sopravvivere in quel microcosmo violento e gerarchizzato, è costretto a trasformarsi in un vero criminale, il tatuatissimo e spietato Money.
Sebbene il rischio fortissimo del déja-vu non venga scongiurato, ‘La fratellanza’ risulta interessante soprattutto grazie alla convincente interpretazione di Nikolaj Coster-Waldau. L’attore della pluripremiata serie ‘Il trono di spade’ rende credibile la brutale metamorfosi di un personaggio delineato in maniera molto più approfondita, di quanto normalmente avvenga in pellicole di questo tipo.
Money non è un criminale, ma capisce subito che deve scegliere se essere un combattente o una vittima, anche a costo di conseguenze durissime, come perdere la sua famiglia. La sua iniziazione e la sua graduale ascesa all’interno della gang è descritta con accuratezza impietosa e le motivazioni che lo spingono a diventare un killer spietato rendono il personaggio simpatetico anche quando si macchia delle azioni più terribili. Money ama la famiglia più di ogni cosa al mondo e sceglie con dolore di lasciarla andare, per far sì che non venga intaccata dai suoi crimini e da quello che ormai è divenuto il suo mondo. In lui non c’e desiderio di potere o avidità, ma, come si dice, ‘quando hai stretto la mano al diavolo, lui non la lascia più andare’.
Un film ben girato, che nella prima parte interseca presente e ricordi, mentre nella seconda si concentra sull’analisi dettagliata e il più possibile veritiera delle dinamiche carcerarie e sulla scalata di Money al ruolo di ‘shot caller’.
Uno stile un po’ convenzionale e qualche cedimento narrativo, specie a causa della lunga durata, non inficiano un lavoro tutto sommato riuscito.
Alberto Leali