Dal 23 al 27 aprile diretta da Giuseppe Miale di Mauro e con Francesco Di Leva, Adriano Pantaleo e Giuseppe Gaudino
Cosa succede quando in una tranquilla pasticceria di provincia si intrecciano segreti, tradimenti, avidità e una verità troppo scomoda da guardare in faccia? La risposta è Premiata Pasticceria Bellavista, una commedia firmata da Vincenzo Salemme che, con la consueta ironia tagliente e uno sguardo profondo sull’animo umano, torna a far riflettere e ridere amaramente.
Dal 23 al 27 aprile 2025, la Sala Umberto ospita questo gioiello di comicità nera e riflessione sociale, diretto da Giuseppe Miale di Mauro e interpretato, tra gli altri, da Francesco Di Leva, Adriano Pantaleo e Giuseppe Gaudino.
Al centro della vicenda ci sono Ermanno e Giuditta Bellavista, titolari di una pasticceria che condividono anche con la madre anziana e malata. Dietro la facciata zuccherosa del loro mondo quotidiano, però, si nasconde un intreccio di ipocrisie: entrambi hanno relazioni extraconiugali, ma mentre Ermanno è tormentato dai sensi di colpa e da una relazione con Romina sempre più pressante, Giuditta è sedotta da Aldo, dipendente della pasticceria, che però mira solo al patrimonio di famiglia.
A complicare tutto arriva Carmine, un senzatetto rimasto cieco a causa di un trapianto d’occhi eseguito su di lui quando era creduto morto. Quegli occhi oggi appartengono proprio a Ermanno. Carmine, che ha scoperto un giro di trapianti illegali e corruzione medica, decide di rimanere nella pasticceria: non potendo più vedere il mondo, chiede a chi gli ha rubato la vista di essere i suoi occhi.
Nel frattempo, la madre dei Bellavista – sospettosa e lucida – minaccia di diseredarli, convinta che vogliano liberarsi di lei. La prospettiva di perdere l’eredità fa vacillare anche l’interesse di Aldo per Giuditta, mentre tutto si avvolge in un groviglio di paure, menzogne e desideri inconfessabili.
A smuovere le acque sarà proprio Carmine, il cieco, che paradossalmente è l’unico capace di vedere davvero. Con un piano ingegnoso e inaspettato, proverà a rimettere insieme i pezzi di un mondo rotto, lasciando che sia una torta – simbolo dolce e finale di catarsi – a suggellare la svolta per tutti.
La regia di Miale di Mauro accentua il tono kafkiano della vicenda, tra momenti di comicità irresistibile e riflessioni sulla cecità morale della società contemporanea. In perfetto stile Salemme, la risata diventa lo strumento per parlare di dolore, verità nascoste, relazioni malate e ricerca di redenzione.
Dopo i classici come Shakespeare, Pirandello ed Eduardo, la Compagnia Nest sceglie di confrontarsi con un “classico contemporaneo”, capace di raccontare un’intera umanità partendo da una famiglia disastrata. Una commedia amara nel regno del dolce, dove i confini tra bene e male, giusto e sbagliato, amore e interesse si sfumano fino a scomparire.
Alla fine, la vera domanda resta: basta avere gli occhi per vedere davvero?
Alberto Leali