L’attore sarà protagonista di due spettacoli intensi, Il Male dei Ricci – Ragazzi di vita e altre visioni di Pier Paolo Pasolini e Con il Vostro Irridente Silenzio, per rileggere la memoria collettiva. Dal 9 al 13 aprile
Dal 9 al 13 aprile, l’attore e drammaturgo Fabrizio Gifuni porta in scena due dei suoi progetti più coinvolgenti, che esplorano la memoria e le tracce lasciate dai grandi fantasmi della nostra storia: Pier Paolo Pasolini e Aldo Moro. Con un linguaggio originale e profondo, Gifuni invita il pubblico a un confronto doloroso con il nostro passato, fatto di scritti, emozioni e ricordi che continuano a risuonare nel presente.
“I FANTASMI DELLA NOSTRA STORIA” prende vita attraverso due performance che si alternano con una sola, potente voce, quella di Gifuni. Il primo, Il Male dei Ricci – Ragazzi di vita e altre visioni di Pier Paolo Pasolini, rilegge il celebre romanzo d’esordio di Pasolini, “Ragazzi di vita”, in un’inedita combinazione con altre opere pasoliniane come le poesie, i testi editoriali, le lettere e le interviste. A distanza di quasi vent’anni dal debutto di ‘Na specie de cadavere lunghissimo (2004), lo spettacolo che lo ha consacrato, l’attore porta in scena una drammaturgia nuova, dove il racconto di Pasolini si intreccia con le sue stesse riflessioni e con la percezione di una gioventù in cerca di identità tra i palazzoni delle periferie e il cuore della città. Lo spettacolo non è solo un atto teatrale, ma un’esperienza di profondo coinvolgimento che crea un dialogo vivo con il pubblico, un gioco di riflessioni e sdoppiamenti di persona e di tempo.
Il secondo spettacolo, Con il Vostro Irridente Silenzio, è un intenso studio sulle lettere scritte da Aldo Moro durante i suoi 55 giorni di prigionia, insieme al suo memoriale, un testo politico e personale che racconta le ultime settimane di vita del presidente della Democrazia Cristiana. Gifuni affronta il doloroso e silenzioso destino di queste parole, divenute “fantasmi” che ancora oggi riecheggiano nel nostro presente. Le lettere e il memoriale sono il cuore pulsante di un racconto che esplora la tortura del silenzio mediatico che circondò Moro, la mistificazione e l’irridere delle sue parole. Il lavoro di Gifuni si fa così un atto di resistenza, restituendo alle parole di Moro la dignità di un ascolto che, troppo spesso, è stato negato.
In entrambe le opere, Gifuni non solo rivisita testi fondamentali della nostra storia, ma crea una relazione intima e senza filtri con il pubblico, che diventa parte di un processo di memoria e riflessione. Con la sua presenza potente e la sua capacità di scandagliare il passato, l’attore ci obbliga a guardare in faccia quei fantasmi che ancora non siamo riusciti a seppellire completamente. La memoria, come una ferita che non si rimargina mai, continua a parlarci con la forza di una voce che reclama ascolto, in direzione ostinata e contraria.
Roberto Puntato