Un viaggio di riscoperta e redenzione, al cinema dal 31 marzo con Bim Distribuzione
In viaggio con mio figlio, diretto da Tony Goldwyn, è una storia di redenzione e accettazione, raccontata attraverso il legame di un padre e di un figlio alle prese con la vita e le sue difficoltà. Max, interpretato da Bobby Cannavale, è un padre separato con un figlio di undici anni, Ezra (William Fitzgerald), che soffre di autismo. La vita di Max non è facile: è un comico in declino, ha appena attraversato una separazione dolorosa dalla moglie Jenna (Rose Byrne), e si trova a dover fare i conti con la sua incapacità di accettare e comprendere le difficoltà del figlio. Quando Ezra viene espulso dalla scuola e scappa di casa, Max prende una decisione impulsiva e lo porta via in un viaggio improvvisato, che li porterà attraverso il Paese e cambierà per sempre le loro vite.
Il film, commovente e ironico al tempo stesso, riesce a bilanciare il dramma familiare con momenti di leggerezza e umorismo, senza mai cadere nella retorica. La sceneggiatura, scritta con garbo, affronta temi complessi come la vulnerabilità dei padri, il senso di smarrimento legato al diventare genitori e la difficoltà di accettare la diversità del proprio figlio. Goldwyn riesce a trattare l’autismo con una delicatezza che non scivola mai nel pietismo, inserendo invece un tocco di umorismo che proviene dal mondo della stand-up comedy di Max, un punto di vista che conferisce originalità alla storia.
Il viaggio on the road che i due protagonisti intraprendono rappresenta la fuga dai problemi quotidiani e una ricerca di comprensione reciproca. Max è un uomo che ha bisogno di tempo per capire come essere un buon padre per Ezra, e il viaggio diventa l’occasione per riflettere su come affrontare le difficoltà, come evitare di ricadere nei vecchi schemi e come essere un padre diverso da quelli che lo hanno preceduto. La sua battaglia interna, in parte derivante dalla sua propria esperienza con la depressione e la difficoltà di accettare il passato, si riflette nel rapporto con Ezra, che, pur non parlando molto, riesce a esprimere la sua sofferenza in modi diversi, ma altrettanto potenti.
Bobby Cannavale offre una performance straordinaria, dando vita a un personaggio complesso e sfaccettato, che lotta con le sue emozioni, ma non smette mai di voler fare del suo meglio per il figlio. Accanto a lui, William Fitzgerald interpreta Ezra con una sensibilità che rende il personaggio incredibilmente autentico e toccante. La chimica tra i due attori è palpabile, e il loro legame cresce e si evolve lungo il percorso, rendendo ogni passo del viaggio un momento di introspezione e crescita.
Il film non è solo una riflessione sul legame padre-figlio, ma esplora anche la figura del nonno, interpretato da Robert De Niro, il cui personaggio scorbutico e ironico aggiunge un ulteriore strato di comicità e dramma alla trama. De Niro riesce a bilanciare perfettamente il tono leggero e quello più profondo del film, creando un personaggio memorabile che, pur tra le risate, non manca di lasciare il segno.
Il viaggio di Max ed Ezra non è solo un “road movie” tradizionale, ma una ricerca di verità e legami profondi, di accettazione della realtà e delle sue difficoltà. I temi trattati, tra cui l’autismo e la depressione, vengono esplorati con molta umanità, mai giudicati o forzati, ma raccontati attraverso una prospettiva che ci invita ad accogliere la complessità della vita familiare. La presenza della stand-up comedy, sebbene una parte importante della vita di Max, diventa il filtro attraverso il quale affrontare le difficoltà e ridefinire la propria identità.
In viaggio con mio figlio è un film che non ha paura di esplorare le fragilità dei suoi protagonisti, ma lo fa con un cuore grande e una capacità di ridere del dolore che rende l’esperienza emotivamente intensa, ma mai opprimente. Il film ci ricorda che, pur nelle difficoltà, c’è sempre spazio per la speranza e che anche nei legami più imperfetti può nascondersi una forza che può portare alla guarigione.
Con un cast eccezionale e una regia sensibile, Tony Goldwyn realizza un film che tocca temi universali, incentrati sullo sforzo di comprendere e accettare l’altro, senza mai rinunciare alla possibilità di un nuovo inizio.
Maria Grande