Palazzo Bonaparte ospita una retrospettiva unica con oltre cento opere del maestro dell’Espressionismo. Prodotta e organizzata da Arthemisia, ha come main partner Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale con Poema
Dal 11 febbraio 2025, il pubblico romano avrà l’opportunità di immergersi nell’intensa e complessa arte di Edvard Munch grazie a una straordinaria retrospettiva ospitata a Palazzo Bonaparte. La mostra, che arriva a Roma dopo aver registrato un enorme successo a Milano, offre una selezione esclusiva di oltre cento opere provenienti dal Munch Museum di Oslo. Tra i capolavori esposti, spiccano titoli iconici come L’Urlo (in una delle sue versioni litografiche), La morte di Marat e Notte stellata, ma anche rarità come Le ragazze sul ponte e Danza sulla spiaggia. L’evento, che rappresenta una delle poche occasioni di ammirare da vicino l’opera di Munch in Italia, racconta la sua ricerca interiore attraverso una narrazione visiva che esplora i temi universali dell’esistenza umana: dall’amore alla morte, dalla solitudine alla speranza.
L’esposizione, curata da Patricia G. Berman, studiosa di riferimento dell’artista norvegese, con la collaborazione scientifica di Costantino D’Orazio, e realizzata in collaborazione col Museo MUNCH di Oslo, percorre tutta la carriera di Munch, evidenziando le sue opere più celebri e quelle meno conosciute, ma altrettanto significative, che testimoniano il suo approccio unico all’arte. Munch, infatti, è noto per aver saputo esprimere sulla tela le sue angosce più profonde, dando forma visibile a ciò che spesso sfugge all’occhio umano: il dolore, l’inquietudine e la speranza che permeano la condizione esistenziale.
Una delle particolarità di questa mostra è il modo in cui Munch, sin dai suoi primi lavori, ha saputo fondere la sua esperienza di vita con le correnti culturali e filosofiche del suo tempo, tra cui il pensiero di Nietzsche e la psicoanalisi di Freud. La sua arte anticipa e influenzerà movimenti come l’Espressionismo e il Futurismo, esplorando le forze invisibili che governano l’esperienza umana e che, grazie alla sua visione, diventano tangibili e comprensibili. La tecnica peculiare di Munch, fatta di geometrie fluide e un uso potente del colore, ha saputo immortalare non solo l’intensità emotiva, ma anche la complessità dell’interazione tra l’uomo e la natura.
Questa retrospettiva rappresenta una vera e propria immersione nell’universo emotivo e visivo dell’artista, dando al visitatore l’opportunità di percorrere l’intero sviluppo della sua carriera, dall’angoscia dei primi lavori alla serenità della maturità, quando Munch si ritirò nella sua tenuta di Ekely per dedicarsi a opere più calme e bucoliche. La mostra, infatti, non si limita a esplorare i lati più tormentati della sua personalità, ma ci presenta anche il Munch capace di ritrarre la bellezza, la natura e l’essenza della vita, seppur sempre filtrato attraverso una lente di profonda consapevolezza esistenziale.
Un evento imperdibile che si inserisce nel programma degli eventi per il Giubileo 2025, conferendo una dimensione internazionale a un’esposizione che non solo celebra il genio di uno degli artisti più amati al mondo, ma offre anche una riflessione sulla condizione umana che resta, ancor oggi, di straordinaria attualità.
Roberto Puntato