Diretto da Alessandro Genovesi, arriva al cinema dal 23 gennaio distribuito da Medusa
Tra i numerosi family movie italiani lanciati negli ultimi anni, spesso di qualità discutibile, emerge una saga che riesce a distinguersi positivamente per atmosfere, personaggi, sfumature e vivacità. Un genere riscoperto con il successo di Dieci giorni senza mamma nel 2019 (oltre otto milioni di euro di incasso), diretto da Alessandro Genovesi. Dopo un sequel natalizio rilasciato in streaming nel 2020 a causa della chiusura dei cinema, Genovesi raggiunge una nuova “maturità” con il terzo capitolo, 10 giorni con i suoi, probabilmente il più riflessivo e incentrato sul tema del cambiamento, filo conduttore dell’intera trilogia.
Pur restando nei confini rassicuranti della commedia, il film non rinuncia a una veridicità che lo rende riconoscibile e ben costruito, grazie alla sceneggiatura firmata dallo stesso Genovesi insieme a Giovanni Bognetti. Se il primo capitolo della saga era una rivisitazione di un film argentino, i successivi capitoli nascono da un’intuizione originale che evita i classici cliché narrativi, rendendo il racconto scorrevole e impreziosendolo con riferimenti a titoli iconici come Il padre della sposa, Ti presento i miei e perfino con un delicato omaggio a Moonrise Kingdom di Wes Anderson.
In questo nuovo capitolo, la famiglia Rovelli si trova ad affrontare un importante cambiamento: la maggiore età di Camilla (Angelica Elli), che decide di trasferirsi in Puglia dal fidanzato Antonio (Gabriele Pizzurro) per frequentare l’università. Papà Carlo (Fabio De Luigi) è perplesso, mentre mamma Giulia (Valentina Lodovini), più aperta di vedute, scopre di aspettare il quarto figlio. Insieme ai fratellini Bianca (Bianca Usai) e Tito (Matteo Castellucci), la famiglia parte per la Puglia, dove viene accolta dai familiari di Antonio: mamma Mara (Giulia Bevilacqua), papà Lucio (Dino Abbrescia) e il fratello Mario (Leone Cardaci). Due nuclei familiari diversi, che danno vita a un confronto acceso e divertente, motore principale della storia.
Come nei capitoli precedenti, anche qui emerge una dolcezza che spesso prevale sulla comicità pura. Più che ridere, si sorride, grazie a una sceneggiatura equilibrata, che non forza la mano sulla ricerca della battuta. C’è eleganza, c’è cura visiva, c’è una morbidezza narrativa che mai diventa stucchevole, anche se talvolta il ritmo si fa meno incisivo, lasciando spazio a momenti più contemplativi.
Alessandro Genovesi dimostra ancora una volta di saper valorizzare al meglio i suoi attori, in particolare Fabio De Luigi, confermandosi un regista capace di armonizzare la narrazione con il contesto. Anche la colonna sonora, composta da Andrea Farri, accompagna il film con discrezione, senza sovrastare la narrazione, un tratto ormai raro nella commedia italiana contemporanea.
Il terzo capitolo della saga segna, dunque, un’evoluzione, raccontando una famiglia in trasformazione, in cui i figli, crescendo, diventano in un certo senso i “genitori” dei propri genitori. Un tema universale che guarda al tempo e al cambiamento con maturità, mantenendo una leggerezza che permette al pubblico di immedesimarsi. In un panorama dove il family movie domina le produzioni, la saga di Genovesi, De Luigi e Lodovini si conferma un esempio di qualità e autenticità popolare.
Carla Curatoli