Diretta da Michele Alhaique, è disponibile dal 15 gennaio 2025
Tredici anni dopo il film “ACAB – All Cops Are Bastards”, con cui Stefano Sollima fece il suo debutto alla regia di un lungometraggio, arriva su Netflix una nuova versione della storia: una miniserie in sei episodi diretta da Michele Alhaique. Ideata da Carlo Bonini (autore del libro omonimo pubblicato da Feltrinelli nel 2009) e Filippo Gravino, che hanno scritto la sceneggiatura insieme a Elisa Dondi, Luca Giordano e Bernardo Pellegrini, con Gravino nel ruolo di story editor, la serie riprende il mondo raccontato nel film ma si lega ad esso solo attraverso il personaggio di Mazinga, interpretato ancora una volta da Marco Giallini, unico “sopravvissuto” alla narrazione originale.
Prodotta da Cattleya (parte di ITV Studios) con Sollima come produttore esecutivo, la serie è dedicata a Gianluca “Bomba” Bombardone, operatore cinematografico scomparso improvvisamente la scorsa estate durante le riprese in Sardegna.
La storia si apre con un drammatico scontro in Val di Susa, dove i manifestanti No Tav feriscono Pietro Fura (Fabrizio Nardi), caposquadra del reparto mobile di Roma. La reazione dei suoi colleghi, una carica indiscriminata, scatena conseguenze pesanti sia a livello mediatico che umano. “Alla fine c’è scritto POLIZIA sulla schiena di tutti”, ed è da qui che la serie indaga sul significato di fratellanza e vendetta e sulla complessa identità di chi ha il compito di mantenere l’ordine pubblico.
La narrazione esplora temi profondi, come il confine tra polizia di Stato e polizia di “governo”, mostrando come il caos e l’instabilità possano spesso sopraffare chi è chiamato a controllarli.
Una nuova polizia contro il vecchio sistema
Un punto di svolta nella trama è rappresentato dall’arrivo di Michele Nobili (Adriano Giannini), nuovo comandante del reparto, accusato di essere un “infame” per aver denunciato vecchi colleghi. Nobili incarna l’ideale di una polizia più democratica e rispettosa delle leggi, ma il suo approccio si scontra con il metodo tradizionale del sovrintendente Ivano Valenti (Mazinga), che vede nel cameratismo e nell’affiatamento della squadra la chiave per affrontare i conflitti.
Accanto a loro, troviamo personaggi complessi come Marta Sarri (Valentina Bellè), madre single di una ragazzina, e Salvatore Lovato (Pierluigi Gigante), ex veterano in Iraq che fatica a distinguere tra lavoro e vita privata.
Personaggi umani oltre la divisa
La forza della serie risiede nella capacità di andare oltre le sequenze d’azione per approfondire le vite private dei protagonisti. Ogni personaggio è dipinto con sfumature che rivelano traumi, ambizioni e fragilità, rendendoli più umani. Dall’ex compagno di Marta che riemerge nella sua vita, al dramma personale che colpisce la figlia adolescente di Nobili, fino al senso di colpa di Mazinga per aver sacrificato i suoi affetti in nome del lavoro, la narrazione intreccia storie personali e collettive con grande efficacia.
Un cast eccezionale
La tensione costante e il senso di fragilità che attraversano la serie sono supportati da un cast di alto livello. Oltre alle ottime prove di Giannini, Giallini e Bellè, spiccano anche le interpretazioni di Donatella Finocchiaro, che interpreta la moglie dell’agente ferito, e degli altri membri del reparto.
Una riflessione tra ordine e caos
“ACAB” nella sua nuova veste seriale offre una visione più profonda e sfaccettata rispetto al film del 2012, grazie al formato che permette un maggiore sviluppo dei personaggi. La serie non si limita a mostrare i conflitti di piazza, ma esplora anche il lato più intimo e umano di chi vive quotidianamente il confine sottile tra ordine e caos. Un prodotto attuale, capace di far riflettere sul ruolo della polizia e sulle contraddizioni della nostra società.
Federica Rizzo