Al cinema dal 9 gennaio distribuito da Eagle Pictures
A 30 anni da “Forrest Gump”, Tom Hanks, Robin Wright e il regista Robert Zemeckis tornano a lavorare insieme in Here, opera basata su una graphic novel di Richard McGuire.
Girato da un unico punto di vista – l’angolo di un soggiorno di una casa da qualche parte negli Stati Uniti – il film racconta principalmente la storia tra Richard (Hanks) e Margaret (Wright), che incontriamo da adolescenti mentre si innamorano e che seguiamo fino all’età di 80 anni.
Unendo le caratteristiche della regia di Zemeckis, noto per l’abilità nel mescolare il fantastico e il reale, con una riflessione profonda sulla memoria, le emozioni e la percezione del tempo, Here riesce a raccontare, con un montaggio serrato, la straordinarietà della vita che attraversa nel tempo la stessa casa. Le persone nascono e muoiono, si innamorano e si disinnamorano, hanno idee, creano arte e vivono momenti importanti insieme al resto del mondo.
Visivamente, il livello di sperimentazione utilizzato da Zemeckis è impressionante: utilizza dei riquadri quasi come finestre, nelle quali inserisce una scena in un’altra. Per esempio, mentre stiamo guardando una sequenza ambientata nel 1980, si apre un riquadro che mostra, invece, un oggetto nella stessa casa ma in un’altra epoca.
Purtroppo, però, Here risulta poco empatico ed abbastanza freddo: la sceneggiatura si rivela fin troppo astratta, tanto che lo spettatore corre il rischio di perdere l’equilibrio della narrazione.
Formalmente affascinante e intellettualmente stimolante, Here è un’esperienza cinematografica che sfida le convenzioni. Da apprezzare è sicuramente l’impronta registica, mentre dal punto di vista delle emozioni, la connessione potrebbe risultare difficile a causa della sua struttura non lineare.
Federica Rizzo