Al cinema dal 5 dicembre con 01 Distribution
Giovanna (Barbora Bobulova) guida fieramente l’azienda di famiglia e cresce da sola una figlia adolescente (Sara Ciocca). La sua vita scorre solida, fino a quando non scopre di avere una grave malattia. Cercando all’interno della propria famiglia un donatore compatibile, scopre da sua madre Lilia (Stefania Sandrelli) che è stata adottata. Giovanna non sa più chi è e vorrebbe risalire alle sue vere origini. Quando il tribunale le comunica che sua madre biologica si rifiuta di aiutarla, Giovanna decide comunque di rintracciarla e di andarla a trovare. Si troverà di fronte Anna (Marie -Christine Barrault), una donna anziana ostile e sfuggente. Mantenendo segreta la sua identità, Giovanna la avvicinerà con pazienza e sensibilità, costruendo con lei un rapporto speciale.
Alla sua prima opera di finzione, Mimmo Verdesca si serve di tre grandi attrici (Bobulova, Sandrelli e Barrault) per raccontare un trattato sulla maternità misurato, ma vivido e appassionante.
Il viaggio interiore di una donna (Bobulova) alla ricerca delle proprie origini, fatto di scoperte sconvolgenti, accettazioni sofferte, ma anche di perdono. Davanti alla necessità di sopravvivere a una grave malattia, per Giovanna diventa più forte il bisogno di fare i conti con il proprio passato e inseguire il desiderio di verità e di scoperta della sua vera identità.
Così, attraverso la convergenza di due realtà, dell’essere madri e al contempo figlie (adottive e biologiche), ogni personaggio diventa lo specchio dell’altro e il ponte naturale tra passato, presente e futuro.
Se Barrault giganteggia nella sua vecchiaia isolata ed inquieta, Bobulova le tiene testa con una delicatezza e un’assonanza profonde, mentre Sandrelli lascia trapelare tutto il dolore della sua Lilia nell’assistere al rifiuto e alla malattia di Giovanna. Completa il quadro una Sara Ciocca intensa e amorevole, che lascia emergere tutta la necessità adolescenziale di verità e di presenza affettiva.
La sceneggiatura, efficacemente sobria, di Monica Zapelli, Pierpaolo De Mejo e Mimmo Verdesca, evita le sottolineature e lascia che le immagini e le prove delle attrici parlino da sole, coadiuvata da una regia attenta ed essenziale.
Per il mio bene si rivela, così, un film emozionante, che però non preme mai l’acceleratore sul patetismo e sulla lacrima facile, ammantato di una grazia, di una precisione e di una discrezione che è sempre più raro vedere nel cinema italiano di oggi. Un film che arriva al cuore con semplicità, grazie a una storia cruda e tenera, intima e universale, svelata in punta di piedi.
Carla Curatoli