4 i film previsti, per una storia che riporta al cinema il western classico e i suoi topos. La prima parte nelle sale dal 4 luglio, la seconda dal 15 agosto. Distribuisce Warner Bros.
Raccontare l’America a cavallo della Guerra Civile e la conquista dei territori dell’ovest non è certo cosa nuova all’interno del genere western. Eppure, nel primo capitolo di Horizon: An American Saga, diventa innovativa per la portata della mastodontica operazione voluta dal suo regista, produttore ed attore Kevin Costner.
Dieci ore di durata, 4 film (di cui due già pronti che arriveranno nelle sale il 4 luglio e 15 agosto) per un progetto fortemente cercato, inseguito e costruito con le proprie forze e i propri soldi. Uno sforzo produttivo enorme, mosso da una passione per un mito ed un’epica che si sono imposti in tutto il mondo segnando la storia del cinema, ma fortemente legati al passato (nonostante alcune fortunate incursioni nella serialità come Yellowstone, sempre con Costner).
L’impressionante lavoro di ricerca e accuratezza storica si mescola al sapore crepuscolare, allo studio dei caratteri dei personaggi, ad una struttura narrativa non nuova, ma onesta e, a suo modo, efficace.
Onore, vendetta, speranza, dolore, rinascita sono i temi sviscerati all’interno di una narrazione che celebra il western classico e tutti i suoi topos, richiamando i grandi capolavori del genere degli anni ’50.
Costner non ha paura dei cali di tono né dei 181’ di durata; non infarcisce il suo film di azione a tutti i costi, ma si abbandona anche a sequenze molto parlate e dilatate, non avendo fretta di svelare le sue carte. E soprattutto, ha il coraggio di pensare a un cinema come lo si pensava una volta, in grande.
Horizon è girato in maniera solenne, ha il respiro visivo dei grandi classici, ma interseca molte linee narrative, risultando spesso faticoso e mancando di coesione. È anche vero, però, che è difficile giudicare un ‘episodio’ senza aver visto l’opera integrale, che promette di essere lunga e complessa.
Gli appassionati del western si divertiranno, gli altri decisamente meno, ma l’impresa di Costner, che guarda e riporta in vita un passato che non c’è più attraverso un’ardita ibridazione di lungometraggio e serialità, è indubbiamente inedita ed ambiziosa. Difficile, quindi, non fare il tifo per lui.
Ilaria Berlingeri