Al cinema dall’11 aprile con Lucky Red
L’energica Rosa (Ariane Ascaride) vive in un quartiere popolare nella vecchia Marsiglia. Ha una famiglia numerosa e unita, il suo lavoro da infermiera e il suo impegno politico a favore dei più svantaggiati. Ma quando si avvicina alla pensione, le sue illusioni cominciano a vacillare. Finché non incontra Henri (Jean-Pierre Darroussin), padre della futura nuora, e si rende conto che non è mai troppo tardi per realizzare i propri sogni, sia politici che personali.
Robert Guédiguian ritrova Marsiglia, la sua fedele e bravissima Ariane Ascaride e la sua famiglia di attori e amici abituali (Jean-Pierre Darroussin, Gérard Meylan). E la festa continua! è una nuova commedia umana e militante, in linea con il suo cinema migliore eppure priva di quella rabbia che ha contraddistinto i suoi ultimi film. Quella di un comunista ancora convinto, in lotta contro una società che si ostina a opprimere quel ceto popolare che è punto di riferimento imprescindibile del suo cinema.
La ricchezza di questo film, invece, è ancora una volta quella dei sentimenti, di cui il regista esplora la potenza e l’ambivalenza, senza mai giudicare i suoi personaggi. E non perde l’ottimismo, l’impegno politico e la fiducia nel futuro, nemmeno nella Francia neoliberista di Macron.
Nessun buonismo, ma un appello all’amore e alla solidarietà di classe in un bellissimo film corale improntato sulla forza della famiglia e attraversato da tanti personaggi, con un’energia e un attaccamento l’uno all’altro che commuovono.
Come per Ken Loach, anche di Guédiguian si dice che fa sempre lo stesso film. E’ vero, ma non è affatto un difetto. E la festa continua! è l’ennesimo compendio di una carriera, il nuovo capitolo di un discorso che misura il mondo stando dentro la propria patria. Un inno a Marsiglia, al suo sentimento politico, alla rivoluzione che deve sempre cominciare.
Guédiguain mette a confronto vecchie e nuove generazioni di marsigliesi che sperimentano forme diverse di partecipazione politica nello stesso quartiere. E ci mostra il crocevia di disillusioni e speranze, furori e dolori di chi è consapevole di aver fallito, ma è desideroso di trasmettere ancora qualcosa a chi verrà.
Ecco, quindi, che il film diviene un viaggio romantico e utopico nell’ideologia e nella necessità di agire, a prescindere dall’ipotetico successo. Perché pur rilevando la crisi della sinistra e l’allontanamento dai suoi valori della classe proletaria, rivolta progressivamente verso l’estrema destra, per Guédiguain non bisogna certo rinunciare alla lotta, o ancor peggio adeguarsi alla mediocrità del presente. In fin dei conti, è proprio come dice Rosa sul finale: “Dobbiamo affermare incessantemente che niente è finito, che tutto comincia”.
Alessandra Broglia