Diretto da Stefano Mordini e con un cast internazionale, arriva al cinema il 14 marzo con Medusa Film
Basato su fatti realmente accaduti, Race for Glory, diretto da Stefano Mordini, racconta la rivalità tra le scuderie automobilistiche di rally Audi e Lancia al Campionato del mondo 1983.
Riccardo Scamarcio, che partecipa al progetto anche in veste di produttore (insieme a Jeremy Thomas) e co-sceneggiatore (con Filippo Bologna e Stefano Mordini), interpreta Cesare Fiorio, figura di spicco del mondo del Motorsport internazionale e nell’83 alla guida del team Lancia.
Amico intimo della famiglia Agnelli, Fiorio è stato per anni impegnato nei campionati Rally, endurance e addirittura F1. Nei decenni passati, fra pista e motori, ha saputo sfruttare al meglio la propria esperienza, vincendo 18 mondiali all’interno delle varie categorie.
Astuto e intenzionato a vincere ad ogni costo, Fiorio riesce nell’83 a far vincere alla Lancia una sfida apparentemente impari contro Audi, che aveva il vantaggio tecnologico della quattro ruote motrici, contro le due della casa di proprietà dell’avvocato Agnelli.
Il ricco cast internazionale di Race for Glory comprende anche Daniel Brühl nel ruolo del capo del team Audi Roland Gumpert, Volker Bruch nei panni del campione tedesco Walter Röhrl e Gian Maria Martini che interpreta il pilota Audi finlandese Hannu Mikkola.
“Non sono un appassionato di rally – racconta Riccardo Scamarcio in conferenza stampa – ma di quel leggendario campionato dell’83 mi interessava un aspetto in particolare: come l’umanità, la passione e l’audacia di un uomo siano riuscite a mettere in crisi l’arroganza della tecnologia e del denaro. L’ho vista come metafora di un modo di essere, ho pensato che potesse rinfrescarci le idee su chi siamo noi italiani e da dove veniamo. Il tutto all’interno di un racconto sportivo di competizione e sfida che riesce a intrattenere il pubblico. Non ho mai preparato così bene un personaggio come in questo film. Interpretare Cesare Fiorio è stato emozionante, la sua statura umana mi ha colpito persino di più di quella professionale. Amo molto i personaggi che come lui sono mossi da passione e da ideali, anziché dal successo o da un ritorno economico. Il cinema, così come l’arte in generale, ha la capacità di rimettere l’uomo al centro, specie in un periodo, come il nostro, subordinato alle macchine”.
“E’ stato emozionante rivivere sullo schermo l’83 e una vittoria così significativa con un’auto, la 037, che non aveva la tecnologia delle 4 ruote motrici – racconta Cesare Fiorio – Per noi è stata fondamentale l’esperienza degli anni precedenti, quando con la Stratos abbiamo vinto due titoli mondiali. Ogni anno dovevo difendere il budget, sempre inferiore rispetto alle aspettative, con una concorrenza molto forte. Per primi abbiamo portato i colori degli sponsor, che ci hanno aiutato moltissimo. A quei tempi il rally era molto famoso e frequentato, non certo come oggi. Era anche molto più pericoloso, infatti non poche sono state le vittime di incidenti durante le gare automobilistiche”.
La regia di Stefano Mordini è riuscita a rendere con verosimiglianza l’esperienza di un mondo analogico come quello del rally dell’epoca, senza ricorrere ad effetti speciali.
“Era importante rendere l’idea della velocità e al contempo inserire l’auto nel contesto naturale, senza ricorrere al computer – racconta il regista – Nel film, infatti, tutto è reale, dalle auto alle location, e ciò va contro le usanze dell’era digitale. Il rally è uno sport difficile da raccontare, perché la sfida è contro il tempo e non contro un’altra persona. Abbiamo cercato di rendere questo aspetto dal punto di vista emotivo e non solo da quello sportivo”.
Roberto Puntato