Nei tanti secoli della sua esistenza Castel Sant’Angelo fu anche un duro luogo di detenzione.
Alcune delle presenze più importanti della letteratura italiana contemporanea racconteranno le vicende di alcuni personaggi storici che furono incarcerati a Castel Sant’Angelo.
Le serate si svolgeranno all’aperto nel magnifico cortile di Alessandro VI (in caso di pioggia nella sontuosa Sala Paolina) e prevedono una conversazione del curatore con lo scrittore chiamato in scena e una narrazione del profilo umano e delle vicende della figura evocata, con la ricostruzione della sua segregazione nella anguste celle dell’edificio, tutt’oggi visitabili.
La rassegna è a cura di Antonio Audino, curatore degli spazi teatrali di Rai Radio3; scrive sulla Domenica de Il Sole 24Ore di teatro e di altro. Ha scritto diversi volumi, saggi e testi sul teatro contemporaneo italiano e internazionale.
Sabato 15 luglio 2017
PRIGIONIERI ILLUSTRI A CASTELLO
Maurizio De Giovanni
Cagliostro
Maurizio de Giovanni è senza dubbio uno degli autori letterari di maggior successo degli ultimi anni, e ha ottenuto la celebrità grazie ai suoi libri ambientati nella sua città, Napoli, descritta con amore e infinita attenzione, facendo delle strade e dei palazzi partenopei gli ambienti dei suoi gialli, affidando all’ormai celeberrimo Commissario Ricciardi il compito di dipanarne quelle trame complesse. Altro ciclo dal taglio più poliziesco è quello dei Bastardi di Pizzofalcone, dal quale è stata tratta una fortunata serie televisiva. Sarà Maurizio De Giovanni a ricostruire il profilo di Giuseppe Balsamo, il Conte di Cagliostro, dalla vita a dir poco avventurosa, sempre in giro per il mondo a cercare di crearsi di volta in volta la fama di alchimista, negromante e spiritista, ma spesso ricercato come falsario, truffatore e imbroglione, con diversi passaggi nelle galere Bastiglia compresa. Arriverà nelle segrete di Castel Sant’Angelo nella notte del 27 dicembre del 1789 dopo una denuncia della stessa moglie, con diverse colpe che gravano sul suo capo, tra i quali la blasfemia, la truffa, lo sfruttamento della prostituzione, reati punibili con la morte. Ma pesa su di lui anche la responsabilità di aver dato vita a una loggia massonica di rito egizio, cosa che lo pone agli occhi della Chiesa sullo stesso piano di un eretico. Nello stesso edificio in cui è imprigionato Cagliostro finirà con l’abiurare alle sue idee e alla sua filosofia, cosa che lo salverà dall’esecuzione ma comporterà comunque la sua reclusione nella fortezza di San Leo, dove cercherà di dimostrare al Papa la sua ritrovata devozione sperando nella liberazione, e dove morirà il 3 agosto del 1795.
Giovedì 31 agosto 2017
PRIGIONIERI ILLUSTRI A CASTELLO
Michela Murgia
Beatrice Cenci
L’autrice ha cercato sempre di raccontare realtà scomode, facendo uso dello strumento letterario per mettere a fuoco racconti complessi sempre ancorati alla realtà. Non a caso il suo esordio con Il mondo deve sapere gettava uno sguardo sul mondo dei call center, trasformato in un film di Paolo Virzì Tutta la vita davanti. Legata alla sua terra, la Sardegna che ha descritto attraverso il Blog Il mio Sinis e diversi scritti, e proprio da questo stretto rapporto con le sue origini trae spunto per il suo romanzo Accabadora, dove cerca le radici di certe antiche tradizioni, toccando temi scottanti come l’eutanasia . Ma è evidente una sua attenzione alle tematiche relative alle donne e soprattutto alle violenze che queste spesso subiscono, come è evidente grazie al libro scritto insieme a Loredana Lipperini L’ho uccisa perché l’amavo. Falso! E’ ora anche un volto noto della televisione grazie alle sue recensioni (e alle sue stroncature) letterarie per la trasmissione di Rai3 Quante storie. Non poteva dunque che essere lei a raccontare una delle vicende più fosche del Cinquecento romano, la storia di quella giovanissima nobildonna sottoposta dal padre, dissoluto e violento, ad ogni forma di angheria, a partire dalla reclusione della ragazza in un castello lontano dalla città affinchè non potesse neppure lontanamente immaginare di sposarsi, risolvendo in questo modo il problema di doverle dare una dote. Esasperata dalla violenza dell’uomo che spesso abusava di lei sessualmente Beatrice partecipa insieme alla matrigna e ai fratelli alla congiura che porterà alla barbara trucidazione del padre. Verrà per questo incarcerata a Castel Sant’Angelo e sottoposta ad atroci torture per essere poi condannata alla decapitazione, cosa che avvenne davanti all’ edificio l’11 settembre del 1599 con un gran raduno di popolo e la presenza dello stesso Caravaggio, in un momento tragico che segnerà per sempre la storia della città, tanto da far credere che ogni anno in quel giorno sul ponte antistante si manifesti il fantasma della giovane donna.
Domenica 3 settembre 2017
PRIGIONIERI ILLUSTRI A CASTELLO
Stefano Benni
Benvenuto Cellini
Sarà lo sguardo arguto e sottile di Stefano Benni a ricostruire la vicenda che lega la figura di Benvenuto Cellini a Castel Sant’Angelo. Proprio perché Stefano Benni ama mescolare tonalità espressive differenti, figure concrete e figure di sogno, fondendo tutto grazie alla sua lingua sempre originale, modulata su una gamma infinita di registri. Così è anche nell’ultimo libro dello scrittore toscano, Prendiluna, dove appaiono fantasmi, angeli e matti o gatte poetesse, con una fantasia infinita che gioca in controluce immagini e spettri della nostra più concreta quotidianità. Elementi che ci hanno fatto amare Benni nelle sue tante vesti di scrittore, sceneggiatore drammaturgo, fin da quei primi racconti di Bar Sport del 1976, anno a partire dal quale si inanella una lunga serie di pubblicazioni che ne hanno fatto crescere progressivamente un forte legame con un vastissimo pubblico. Ed è necessario uno sguardo come il suo, capace di individuare angolature diverse, per narrare la vita movimentata di uno dei più grandi artisti del Cinquecento, Benvenuto Cellini, capace di creare oggetti di raffinatezza infinita nei quali trova forma il miglior gusto dell’epoca come la saliera realizzata per Francesco I o opere d’arte sublimi come il Perseo, mentre nella vita è un personaggio collerico e violento, continuamente in fuga, coinvolto in risse e in numerose azioni delittuose. Il Castello lo ospita in due occasioni diametralmente opposte. Nella prima, nel 1527, Cellini difende strenuamente le sue mura insieme al papa Clemente VII contro gli assalti dei lanzichenecchi di Carlo V, mentre dieci anni dopo, accusato di furti perpetrati proprio durante quei giorni di battaglia, l’artista verrà rinchiuso nelle celle del maniero. Il fine cesellatore ci ha lasciato una sua dettagliata biografia, raccontandoci dettagli della sua burrascosa esistenza, e a questa attingerà Benni nel corso della serata. Proprio da quelle pagine veniamo a conoscenza della sua fuga dal Castello, realizzata con delle lenzuola tagliate e intrecciate e con la sostituzione dei chiodi delle porte con altri di cera da lui fabbricati con arte. L’avventurosa fuga però non durerà molto, e ben presto Benvenuto si ritroverà di nuovo in prigionia sui bordi del Tevere, dove resterà fino al 1539, anno della sua scarcerazione. In quella che si crede ancor oggi essere stata la cella che lo ha ospitato qualcuno riconosce in una macchia sul muro i resti di un suo disegno.
Domenica 10 settembre 2017
PRIGIONIERI ILLUSTRI A CASTELLO
Marco Malvaldi
Giordano Bruno
Chissà cosa direbbero i vecchietti del BarLume, tra una briscola e l’altra, delle fosche vicende del filosofo e pensatore campano. Già Perché Malvaldi si è imposto all’attenzione dei lettori dipanando le trame gialle dei suoi romanzi intorno al tavolino di un bar di una cittadina della provincia pisana, intorno al quale appunto prendono posto un gruppo di simpatici e sfaccendati pensionati, curiosi, ficcanaso per quanto inconcludenti. E proprio da quei racconti è stata tratta la serie televisiva intitolata appunto I delitti del BarLume, Ma gli interessi di questo autore non si fermano alle piccole e grandi storie della provincia in cui è nato e vive tutt’ora. Malvaldi ha anche dedicato un volume al grande teorico della cucina nazionale Odore di chiuso, un giallo con al centro proprio Pellegrino Artusi. A lui il compito di ricostruire le complesse vicende dell’esistenza di Giordano Bruno, una delle più importanti figure che aprono il nuovo panorama di riflessione del Seicento.
Proprio il 17 febbraio di quell’anno il monaco viene arso vivo a Roma in Campo de’fiori, nel luogo in cui oggi sorge la sua statua dall’aria cupa e accigliata, dopo essere stato detenuto a Castel Sant’Angelo. L’accusa è quella di eresia, perché le sue troppo originali posizioni rispetto ai dogmi ecclesiastici, le complesse idee di un Dio “uno e infinito” e le sue simpatie copernicane non sono molto gradite all’ortodossia vaticana.