Al cinema dal 15 al 17 maggio prodotto da Friends & Partners insieme con Come srl, in collaborazione con il Teatro dell’Opera di Roma e distribuito da Medusa Film
Al cinema dal 15 al 17 maggio arriva il film evento TUTTI SU! Buon compleanno Claudio, che porta sullo schermo il concerto di Baglioni girato alle Terme di Caracalla nella scorsa primavera.
Un evento a suo modo epocale, poiché è la prima volta in assoluto che un artista pop ha aperto la Stagione Lirica del Teatro dell’Opera di Roma.
Il concerto fa parte del progetto musicale inedito di CLAUDIO BAGLIONI, “Dodici Note – TUTTI SU!“, che comprendeva 12 straordinari eventi svoltisi dal 3 al 19 giugno 2022 nell‘impareggiabile cornice delle Terme di Caracalla.
“Dodici Note – TUTTI SU!” ha visto Baglioni accompagnato da 123 tra musicisti, coristi e performer classici e moderni, con la direzione artistica e la regia teatrale di Giuliano Peparini e la videoregia di Duccio Forzano.
In scena anche l’Orchestra Italiana del Cinema, fondata negli storici studi di registrazione “Forum Studios” e diretta da Danilo Minotti, autore degli arrangiamenti insieme a Paolo Gianolio, e il Coro Giuseppe Verdi con il Direttore Artistico Marco Tartaglia e il Maestro del Coro Anna Elena Masini.
L’uscita del film TUTTI SU! Buon compleanno Claudio è, quindi, un’imperdibile occasione per tutti i fan di Baglioni: non solo per quelli che non hanno potuto assistere ai concerti a Caracalla, ma anche per i presenti.
Il perché ce l’ha spiegato proprio Claudio Baglioni in occasione della presentazione stampa del film.
“Nessuno di noi pensava che la registrazione di quel concerto sarebbe finita nelle sale cinematografiche – racconta il cantautore, accompagnato per l’occasione da Forzano e Peparini – Semplicemente non volevamo che quell’evento si perdesse nelle nostre memorie, ma volevamo poter raccontare ai nostri nipoti ciò che avevamo fatto.
Ci siamo accorti, però, riguardando le immagini, che si trattava di una visione del tutto inedita e di un’esperienza completamente diversa dallo spettacolo dal vivo. Abbiamo trovato, cioè, tanti nuovi punti di vista, avendo l’opportunità di soffermarci su molti elementi e dettagli che per forza di cose sfuggono all’interno di uno spettacolo così ricco ed articolato. Ecco perché anche chi era presente quel giorno a Caracalla, vedrà nella sala cinematografica qualcosa di assolutamente nuovo.
Mai come in quell’occasione – continua Baglioni – ho avuto la percezione di essere parte di qualcosa di grande. Ho provato un’ebbrezza straordinaria, impossibile da raccontare. Sembrava di stare su una sponda e di avere una spinta verso la riva del pubblico. Dopo tutti questi anni di carriera, per me è fondamentale sentirmi ancora vivo, incontrando al contempo l’apprezzamento di chi mi segue”.
Baglioni si sofferma anche sul suo rapporto col cinema e sulla possibilità di vedere riunite più discipline attraverso quello che non ama definire un film evento, ma un film tratto da un evento.
“Ho sempre invidiato il cinema come sommatoria di molte espressioni: è difficile, infatti, trovare un palco più grande di quello cinematografico. L’intento di questo film era di comporre un racconto interdisciplinare che unisse parola, musica, immagini, luce, suoni… Un sogno vagheggiato anche da insigni compositori ed architetti, Richard Wagner su tutti. Una dimostrazione di potere, inteso come verbo e non come sostantivo. Il fine è lo stesso dello spettacolo dal vivo: affascinare le persone, destare in loro meraviglia.
Due anni fa ho tentato un’impresa simile con la trasposizione filmica del mio ultimo album: ne approfittammo a causa della pandemia e lo facemmo volutamente, rendendo un intero teatro, quello dell’Opera di Roma, un set cinematografico. Stavolta, invece, è successo tutto per caso e ci siamo resi conto di quanto in un concerto dal vivo non si possa assorbire tutto ciò che accade sul palco”.
Per Baglioni, comunque, lo spettacolo dal vivo resta un’esperienza irripetibile, anche se troppo spesso si fa ricorso a schermi che vanno a supplire le mancanze di uno spazio non adatto a un concerto.
“Io sono contrario, a dire il vero, all’uso degli schermi in un concerto, anche se ormai è diventata una pratica abituale. Credo, inoltre, che lo stadio sia l’ultimo posto dove fare un concerto. Lo stadio chiama la gente e dopo il covid c’è stata una rivitalizzazione del live. Nessuno, però, ascolta e vede veramente bene in uno stadio. Ci sono troppi elementi di disturbo, ci si raduna in tanti e si assiste a una celebrazione, ma non è come in un teatro. Il nostro scopo, invece, è quello di rendere dei grandi spazi degli spazi teatrali dove avvenga una azione reale e non riprodotta. Vogliamo creare delle “arene di mezzo” in cui tutte le persone siano vicine alla scena e alle emozioni”.
Alberto Leali