Lunedì 8 maggio saliranno sul palco, tra gli altri, Daria Deflorian, Chiara Bersani, Concita De Gregorio, Ippolita Di Majo, Chiara Gamberale, Mario Martone ed Elena Stancanelli
Lunedì 8 maggio
(ore 19) il palcoscenico del Teatro Argentina abbraccia la scrittura delle pagine che ci ha lasciato in dono Ada d’Adamo, le cui parole prenderanno voce e corpo in un rituale collettivoaffidato a un’intera comunità, artistica e umana, di 40personalità per celebrare la vita e la grazia di questo animo prezioso e dalla sapienza letteraria.
Una serata dedicata ad Ada d’Adamo, scomparsa lo scorso 1°aprile, dove la “lingua esatta e implacabile” della sua scrittura diventa la voce di una moltitudine di voci chiamate a fondersi e infondersi con i loro vissuti in una cerimonia dello stare insieme, attraverso la lettura integrale del suo romanzo d’esordio, Come d’aria, pubblicato lo scorso gennaio da Elliot Edizioni e candidato al Premio Strega 2023.
Daria Deflorian, scelta come custode del suo scritto, Chiara Bersani, a cui sono dedicate profonde riflessioni sul corpo e la disabilità, e ancora Concita De Gregorio e Ippolita di Majo, Mattia Feltri e Chiara Gamberale, continuando tra gli altri con Lisa Ginzburg, Emio Greco, Mario Martone, Tiziana Panella, Valeria Parrella, Francesco Piccolo, Alessandro Sciarroni, Virgilio Sieni, Elena Stancanelli, Emanuele Trevi e Elisabetta Valgoi: insieme compongono la nutrita schiera di voci che a staffetta percorreranno le stanze di dolore e luce del libro, attraverso la lettura integrale delle sue pagine trasformate in danza, vertigine, stordimento, con i suoi pieni e i suoi vuoti di ferocia e meraviglia, per raccontare una storia che abita le nostre storie.
Una storia che è di tutti perché esplora e consegna alla forza della verità sentimenti universali come l’amore materno, la sopravvivenza quotidiana, l’attaccamento alla vita, l’arte e il suo corpo. Tutto si inanella attraverso un dialogo etereo, per potenza e levità, tra una madre e una figlia. Tutto passa attraverso il corpo e la voce di una madre irriducibile che ama la sua bambina magica, venuta al mondo con una grave disabilità, senza dimenticarne mai il dolore.
L’autrice eleva qui la storia di sua figlia Daria, oggi diciassettenne, e la sua vicenda personale puntellata, alla soglia dei cinquant’anni, dalla scoperta di una malattia che le impedirà di governare il suo corpo che, prima ancora di diventare scrittrice, era stato maestro di misura e ritmo nella sua vita da danzatrice.
Da sempre legata al mondo dell’arte come ballerina, la sua passione assunse successivamente le forme della ricerca e della divulgazione, collaborando tra gli altri con il Teatro di Roma negli anni di direzione di Mario Martone, fino a riversare nella scrittura la danza di queste due vite difficili, ma in equilibrio tra gravità e leggerezza. Il futuro, il presente, la memoria si armonizzano in una scrittura che continuerà a raggiungere molti lettori attraverso il viaggio ancora lungo di Come d’aria, che continuerà con le sue parole, come fili invisibili e resistenti al tempo, a riscrivere la fine, ricucendola, capovolgendola, precorrendola.
Lo slancio estremo e coraggioso, che oggi irrompe nel libro che Ada d’Adamo lascia in dono, ci consegna il contatto con la parte più profonda dell’espressione umana: una singolarità ineffabile, misteriosa, magica, capace di tenere insieme ciò che altrimenti sarebbe scisso, abbandonato, escluso. Con le cicatrici esposte della propria vulnerabilità, la solitudine è un’intimità incandescente, luminosa, soffice da accarezzare.
Ada d’Adamo, la danza, la scrittura, la vita.