In Concorso al 76º Festival di Cannes e al cinema dal 25 maggio
Il nuovo film di Marco Bellocchio, “RAPITO”, presentato in concorso al Festival di Cannes, è in sala dal 25 maggio distribuito da 01 Distribution.
Il film è incentrato sulla storia di Edgardo Mortara, il bambino ebreo che nel 1858 fu strappato alla sua famiglia di origine per essere allevato da cattolico sotto la custodia di Papa Pio IX, suscitando un caso internazionale.
“RAPITO” è interpretato da Paolo Pierobon, Fausto Russo Alesi, Barbara Ronchi, e da Enea Sala (Edgardo Mortara da bambino) e Leonardo Maltese (Edgardo ragazzo) e con Filippo Timi e Fabrizio Gifuni; completano il castAndrea Gherpelli, Samuele Teneggi, Corrado Invernizzi.
La sceneggiatura è di Marco Bellocchio e Susanna Nicchiarelli con la collaborazione di Edoardo Albinati e Daniela Ceselli, e la consulenza storica di Pina Totaro; il montaggio è di Francesca Calvelli e Stefano Mariotti, la fotografia è di Francesco Di Giacomo, le musiche originali di Fabio Massimo Capogrosso, la scenografia di Andrea Castorina, i costumi di Sergio Ballo e Daria Calvelli.
Il film si ispira liberamente a “Il caso Mortara” di Daniele Scalise, edizioni Mondadori.
Sinossi
Nel 1858, nel quartiere ebraico di Bologna, i soldati del Papa irrompono nella casa della famiglia Mortara. Per ordine del cardinale, sono andati a prendere Edgardo, il loro figlio di sette anni. Secondo le dichiarazioni di una domestica, ritenuto in punto di morte, a sei mesi, il bambino era stato segretamente battezzato. La legge papale è inappellabile: deve ricevere un’educazione cattolica. I genitori di Edgardo, sconvolti, faranno di tutto per riavere il figlio. Sostenuta dall’opinione pubblica e dalla comunità ebraica internazionale, la battaglia dei Mortara assume presto una dimensione politica. Ma il Papa non accetta di restituire il bambino. Mentre Edgardo cresce nella fede cattolica, il potere temporale della Chiesa volge al tramonto e le truppe sabaude conquistano Roma.
Recensione a cura di Federica Rizzo
La misconosciuta e sconvolgente storia di Edgardo Mortara offre a Marco Bellocchio l’occasione per tornare sui temi da sempre cari al suo cinema (la Chiesa, la Famiglia, lo scontro col Potere), declinandoli, però, attraverso una prospettiva del tutto inedita. Quella di un bambino, battezzato in segreto da una domestica, strappato alla sua famiglia dallo Stato Pontificio per essere educato in Vaticano.
Rapito è, senza mezzi termini, un capolavoro: un film di grande complessità, che conferma nuovamente il talento del regista piacentino nel raccontare le pagine più controverse ed oscure della nostra Storia.
Un film che si segnala non solo per l’accuratissima ricostruzione storica e per la presenza di un cast infallibile (oltre agli attori veterani, straordinario è il piccolo Enea Sala), ma anche per una tensione costante che ci accompagna fino alla fine.
Rapito può, infatti, ritenersi un thriller a sfondo storico che, senza salire mai in cattedra, ci fa riflettere sulle contraddizioni e le malefatte della religione, sul dogma e sul dubbio, sul conflitto tra cattolicesimo ed ebraismo, sull’influenza che il potere ha sulle nostre vite.
Tutto è perfetto, sia dal punto di vista tecnico che narrativo, in quello che forse è uno dei film italiani più belli degli ultimi anni. Necessario, intrepido, potente, Rapito meriterebbe un premio nella kermesse cannense.