Dopo l’uscita al cinema a novembre 2023, il dramma storico nominato agli Oscar® e ai BAFTA sarà disponibile in streaming su Apple TV+ a partire dal 1° marzo
Debutto in società, carriera nell’esercito, ascesa e gloria, disfatta ed esilio: Napoleon, diretto da Ridley Scott, è incentrato sulla vita di Napoleone Bonaparte, che ha il volto di Joaquin Phoenix.
La storia, quella personale dell’Imperatore di Francia e quella che gli gravita intorno, fatta di campagne militari, colpi di Stato, successi e fallimenti, è raccontata attraverso la relazione con Giuseppina (Vanessa Kirby), prima moglie e più grande amore della sua vita.
La figura di Napoleone è stata da sempre grande protagonista della storia del cinema, tant’è che pare sia apparsa ben 700 volte sul grande schermo. Tra i tanti che hanno desiderato riproporne le gesta anche Charles Chaplin e Stanley Kubrick.
Per arrivare al suo Napoleone, anche Scott ha atteso il momento giusto (o il budget giusto, che ha stanziato Apple TV+ e che si aggira sui 200 milioni di dollari), anche se già nel 1977 lo raccontava nel suo bellissimo esordio I Duellanti. Era solo questione di tempo, quindi.
Quello che ci propone Scott con Napoleon è un affresco mastodontico, della storia e di colui, spesso definito uno dei personaggi più ambigui, che la Storia l’ha segnata.
Napoleon segna anche la réunion di Ridley Scott con Joaquin Phoenix, dai tempi de Il Gladiatore. Phoenix diventa piccolo, sporco e cattivo per il suo Napoleone. Grottesco. Tutto smorfie e sbruffi. A volte impulsivo e volte sciocco. Ma è anche, al contempo, un uomo che piange molto, e ciò lo rende un personaggio interessante.
Napoleone è un bambino in abiti da soldato, che ama Giuseppina forse più di quanto ami il campo di battaglia e che gode del piglio di Phoenix, della sua aria diffidente e arrabbiata.
Un sovrano spogliato degli orpelli, che non ha niente di mitico ma che, piuttosto, è cosparso di polvere, terra, malinconia ed escrementi di piccione. Un omuncolo rozzo e minuto che scappa dai burocrati e che si nasconde sotto i tavoli.
Phoenix è un grandissimo interprete e in questo ruolo si avvinghia su se stesso, scavando nell’inconscio, come aveva fatto per Beau ha paura di Ari Aster. Il suo Napoleone è un Beau che non ha paura, decostruito, un Cesare vestito con abiti straordinari, ma che è solamente parodia di quella grandezza tanto agognata.
Tutto questo trascina il personaggio un po’ fuori dal tempo e a far ciò corre in soccorso anche la scelta musicale. Un mix di canti popolari e musiche molto distanti tra loro, che creano dissociazione.
La versione per la sala, in Italia dal 23 novembre, ha una durata di 157 minuti che soffre, inevitabilmente, di tagli, raccordi e buchi di sceneggiatura, visto che la versione estesa dura 4 ore e mezza.
In alcuni passaggi, a causa di questi evidenti tagli, si fa fatica a seguire le evoluzioni del personaggio e delle sue scelte militari e politiche. Forse questa è la più grande pecca del film. La versione ridotta potrebbe risultare priva di quella complessità, necessaria e dovuta, per rientrare negli standard dello spettacolo hollywoodiano.
Tuttavia il Kolossal, dal sapore vintage, che Scott propone è un lavoro visivamente maestoso, con impressionanti scene di battaglia, come quelle di Austerlitz che, tra ghiaccio, bombe e sangue, sono destinate a passare alla storia del cinema.
In questi frangenti, l’implacabile occhio di Ridley Scott nel raccontare la distruzione umana diventa necessario e pieno di significato. Scott è uno che le immagini le sa usare bene, questo è innegabile, e in questo caso ci troviamo dinanzi ad una messa in scena portentosa.
Basti pensare che per portare in scena sia il privato che le imprese militari di Napoleone il regista britannico riproduce dei veri e propri dipinti in movimento e, aiutato da una sapiente fotografia, si rifà al neoclassicismo francese di metà ‘700. Un uso estetico che rimanda al Barry Lyndon di Kubrick.
Il cinema di Sir Ridley Scott è sempre stato difficile da inquadrare: barocco, ostentato, troppo Blockbuster o troppo poco Blockbuster! E’ un cinema che fa difficoltà a rientrare negli standard, anche in quelli della critica. Eppure, anche con questa sua ultima fatica, alla bella età di 85 anni, lavora ancora sul linguaggio del cinema e continua a sperimentare, creando dibattito intorno a sé. Scott è uno che si è “sporcato le mani” con opere commerciali sì, ma non ha nessun motivo di doverne provare vergogna.
Presenta un Napoleone che è suo (e di Phoenix) e lo regala al pubblico, affinché ne faccia ciò che vuole. Amarlo o odiarlo. Amore e odio, sentimenti che in fondo scaturiscono spesso, quanto ci troviamo davanti alle storie dei grandi personaggi della storia.
Con Napoleon siamo davanti ad un Kolossal, come dicevamo, ma anche davanti ad un anti-Kolossal. Se da una parte ascesa, successo, insuccesso e morte, della figura storica di Bonaparte, vengono narrate con una messa in scena di livello superlativo, dall’altra il film tenta di asciugare, smantellare e impolverare l’epicità dei personaggi. Questo aspetto crea inevitabilmente dissociazione in chi guarda. Crea quella via di mezzo che in parte stordisce lo spettatore e lo porta ad avere difficoltà nell’inquadrare ciò che sta vedendo.
Una ricostruzione storica efficace? La parodia grottesca di un Imperatore? Un susseguirsi di scene di battaglia, esteticamente strepitose, con sapiente destrutturazione e ricostruzione degli spazi? E se questo Napoleon fosse tutto questo insieme, avesse trovato la sua dimensione e andasse bene così?
Ilaria Berlingeri