In scena dall’11 al 23 aprile per la regia di Geppy Gleijeses
Milena Vukotic, Pino Mocol e Gianluca Ferrato sono i protagonisti di Così è (se vi pare) di Luigi Pirandello per la regia di Geppy Gleijeses.
Nel cast anche Marco Prosperini, Maria Rosaria Carli, Roberta Rosignoli, Antonio Sarasso, Stefania Barca, Walter Cerrotta, Vicky Catalano e Giulia Paoletti.
Le scene sono di Roberto Crea, i costumi di Chiara Donato, le musiche di Teho Teardo.
Note di regia
Una volta fu chiesto a Pirandello come nacque in lui l’idea del “Così è (se vi pare )”. Rispose: “Un sogno: vidi in esso un cortile profondo e senza uscita, e da questa immagine paurosa nacque il “Così è (se vi pare )”. E Pirandello nello stesso anno fa pronunciare a Maurizio, ne “Il piacere dell’onestà” questa battuta: “…Cartesio, scrutando la nostra coscienza della realtà, ebbe uno dei più terribili pensieri che si siano affacciati alla mente umana: – che, cioè, se i sogni avessero regolarità, noi non sapremmo più distinguere il sonno dalla veglia!”
Incubi. Come liberarsi dagli incubi? O perlomeno come mitigarne gli effetti?
Ce lo dice l’Autore in una novella pubblicata nel 1911 sul “Corriere della Sera”, “La tragedia di un personaggio”. Attraverso un metodo elaborato dal dottor Fileno: La filosofia del lontano. Con il suo “cannocchiale rovesciato” tutte le cose gli apparivano piccole e lontane: “le cose più vicine, vissute, torturanti, furono viste con il binocolo rovesciato: da quella distanza che ne permettesse la meditazione assorta o l’ironia o addirittura il grottesco” (Giovanni Macchia).
Ho chiesto a un grande videoartist, Michelangelo Bastiani, di creare degli ologrammi assolutamente tridimensionali, donnine e omini alti 60 centimetri, quegli 8 personaggi che prima dell’ingresso della signora Frola, inutilmente si affannano per scoprire una verità che non esiste. All’ingresso della Frola, quegli esserini li rivediamo in dimensioni normali. Piccoli uomini e donne che riprendono le loro reali fattezze di fronte alla grandezza e all’amore di una madre.
La scena (di Roberto Crea) è un buco nero, come lo aveva visto nel suo incubo Pirandello, disseminato di specchi, un labirinto di specchi, come in un terribile parco di divertimenti. O forse come ne “La signora di Shangai” di Orson Welles. Da quegli specchi (specchi piuma, che se illuminati anteriormente sono specchianti, ma se retroilluminati perdono la caratteristica dello specchio per diventare vetro trasparente) scompaiono e a volte compaiono la signora Frola, il signor Ponza e la signora Ponza. E Laudisi con quegli specchi gioca e spaventa il cameriere, perché lui sa che la verità assoluta non esiste, che ognuno ne ha una propria, che è vero solo quello che crediamo sia vero. Il resto è sogno, incubo, illusione. Specchi e fantasmi, quelli che popolano da sempre e per sempre la mente di Luigi Pirandello. I filtri, tutti i filtri, attenuano la fisicità dei protagonisti, ma non la sofferenza. Il dolore è dolore vero. E senza remissione.
Gli incubi, i fantasmi, la donna morta o viva, persino la mediocre borghesia di quel paese immaginario possono soffrire realmente? Certo. E più di noi che li osserviamo.
Soprattutto perché da quel labirinto non si esce. E come dice la signora Ponza “…io sono colei che mi si crede.” E Laudisi conclude “Ed ecco, o signori, come parla la verità…Siete contenti?” (Scoppierà a ridere…)
Le musiche di Teho Teardo sono astratte e dissonanti, e diversamente non poteva essere. I dodici attori, a cominciare da Milena Vukotic, Pino Micol e Gianluca Ferrato sono impagabili. La sofferenza è anche loro? La loro MASCHERA, come voleva Jung, dietro “l’inconscio collettivo”, il dolore, o piccole scorie di esso, ti restano appiccicate addosso, anche al calar della tela.