Il film rientrerà nell’appuntamento ‘Sabato Cinema’ che RaiPlay dedica ai migliori titoli del panorama nazionale e internazionale
Bari. Nella notte tra il 26 e il 27 Maggio 1956, Franco Percoco, proveniente da una famiglia piccolo-borghese, uccide con un coltello da cucina i genitori e il fratello minore e convivrà per dieci giorni con i loro cadaveri in casa. Un crimine che ha sconvolto l’opinione pubblica dell’epoca.
Il true crime di Pierluigi Ferrandini racconta la prima strage familiare italiana del Novecento attraverso il disegno, efficacissimo e agghiacciante, di Franco Percoco, che l’ottimo Gianluca Vicari colora delle più sottili sfumature psicologiche.
Percoco – Il primo mostro d’Italia è un film dalle atmosfere opprimenti, capace non solo di scandagliare l’animo del suo protagonista per restituirci un ritratto il più possibile ampio e fedele, ma anche di raccontare un puntuale affresco dell’epoca in cui si svolsero i fatti. Quell’Italia del Boom economico con i suoi nuovi “valori” e le sue molte contraddizioni, simboleggiata da una Bari raffinata, soleggiata e travolta dal benessere, dopo gli orrori e la povertà della guerra.
D’altronde, Percoco altro non è che il frutto di quell’Italia a cui non riusciva a stare dietro, quella del denaro facile e dei vestiti firmati, dei viaggi in auto e dei ristoranti costosi, dei giradischi e dei bordelli di lusso. Per vivere la vita che voleva e per trovare una via di fuga ad un disagio familiare ed esistenziale mai apertamente esternato, Percoco commetterà il più terribile dei delitti, con la lucidità e l’imperturbabilità di chi non nutre alcun rimorso.
Ferrandini si concentra, con cura quasi maniacale, sui giorni vissuti dal protagonista dopo il crimine, mostrandocelo nella sua apparente normalità, turbata solo da pochi elementi che diventeranno via via sempre più ingestibili.
Ne deriva un’opera che mette i brividi e che tiene in pugno lo spettatore fino alla fine, grazie all’uso abilissimo della suspense e all’ammirevole padronanza della cronaca e del materiale a disposizione.
Maria Grande