Presentato in anteprima al Bif&st 2023, arriva al cinema dal 30 marzo con 01 Distribution
Un regista non riesce a completare il suo ultimo film su Giacomo Casanova. Comincia così ad essere tormentato dai sogni e dalle visioni dello stesso personaggio che vuole raccontare.
Dopo 40 gloriosi anni di carriera, Gabriele Salvatores è uno di quegli autori che riesce ancora a sorprenderci ad ogni opera. La sua versatilità e il suo coraggio lo spingono a cimentarsi in progetti spesso rischiosi, proprio come questo Il ritorno di Casanova, riflessione sull’eterna rivalità tra vita e arte e ancor più sulla vecchiaia e il tempo che passa.
Girato sia a colori che in bianco e nero, l’ultima fatica del regista milanese è un contenitore ricchissimo di idee, temi, influenze e passioni, in cui Salvatores si guarda allo specchio e ci offre la sua parte più autentica. Quella che deve affrontare le paure più temute da un regista non più giovane, seppur pluripremiato, che si confronta con il cinema che cambia, con i suoi nuovi pupilli osannati dalla critica e con la volontà di non arrendersi al tempo che passa, tenendo viva la voglia di sperimentare e di mettersi in gioco.
Il mondo de Il ritorno di Casanova ha sullo sfondo una Milano futuristica e schizofrenica ed è popolato da personaggi bizzarri eppure profondamente umani: c’è un bravissimo Toni Servillo nei panni di un regista in crisi professionale ed esistenziale, che respinge gli assalti dei giornalisti a colpi di fioretto; c’è Sara Serraiocco, che fa la contadina e la musa dal nome leopardiano, e c’è Fabrizio Bentivoglio, alias Casanova, sfiorito, ma ancora ben impresso nell’immaginario collettivo, seppur sfidato da rivali più giovani e aitanti.
Cinema (a colori) e vita (in bianco e nero) si mescolano in maniera indissolubile, tanto che per toni, temi, ricchezza narrativa e scelte stilistiche, viene subito alla mente l’8 e mezzo di Fellini e più in generale il suo immenso e sfaccettato universo cinematografico.
Umorismo e malinconia, leggerezza e ambizione, autobiografismo e metacinema sono la cifra stilistica di un film che si domanda: bisogna rimanere aggrappati alle ossessioni, magari crogiolandosi nella propria decadenza autocompiaciuta e nella sicurezza del passato, oppure compiere il salto folle verso la possibilità di una vita nuova?
Certo, forse ci sono troppe cose in questo Casanova e non tutte funzionano, ma trovare oggi un autore italiano così multiforme e sperimentatore come Salvatores è davvero cosa rara.
E questo racconto sulla vecchiaia, sincero, spiazzante ma ancora pieno di vita, ci dimostra che il regista milanese ha ancora tanto da raccontare, avventurandosi sempre su strade nuove senza mai riposare sugli allori.
Carla Curatoli