Liberamente ispirato ad un fatto di cronaca nera avvenuto in Sicilia negli anni ‘80, arriva al cinema dal 23 marzo con Bim Distribuzione
È un omaggio sincero quello che Giuseppe Fiorello dedica a Giorgio Giammona e Antonio Galatola, due giovani ragazzi innamorati nella provincia siciliana dei primi anni Ottanta, ritrovati morti mano nella mano dopo essere stati uccisi da un colpo di pistola alla testa.
Un fatto tragico, quello di Giarre, insabbiato in modo ignobile dall’omertà del paese e dalla vergogna delle famiglie delle vittime.
Una vicenda che risale ormai a quattro decenni fa, ma che riesce, purtroppo, a parlare anche dei nostri tempi, laddove vigono ancora ignoranza, violenza e mascolinità tossica.
Stranizza d’amuri racconta innanzitutto una bella e pura storia d’amore adolescenziale, quella che lega Gianni e Nino, due ragazzi diversi per indole e famiglie, ma entrambi alla ricerca di qualcosa che dia una spinta alle loro vite.
Giuseppe Fiorello mette efficacemente in scena la Sicilia con le sue estati torride passate tra bar, spiagge e fiere di paese, ma altresì segnata dal patriarcato, dall’odio e dal pregiudizio.
Si concentra molto anche sulla caratterizzazione psicologica dei vari personaggi:non solo dei due protagonisti, ma anche dei loro genitori e dei ragazzi omofobi del paese che mettono in pratica le loro feroci dinamiche di oppressione.
Nonostante alcune lungaggini e una certa scolasticità da opera prima, apprezzabile è lo sguardo realistico e mai retorico di Fiorello, che si limita a raccontare una storia, osservandola alla giusta distanza, senza la smania di fornire messaggi ad ogni costo.
Il resto lo fanno la cura dei dettagli, la bellezza delle location e la bravura dei giovani Gabriele Pizzurro e Samuele Segreto, in grado di cogliere tutte le sfumature di un’adolescenza verace e palpitante.
Un film doloroso, necessario e che tocca il cuore: un meraviglioso inno alla libertà e alla possibilità di amare senza remore e senza paura.
Federica Rizzo