Presentato in anteprima al Rendez-Vous di Roma, arriva al cinema dal 25 aprile con Bim Distribuzione
Francia, anni ‘30. Madeleine (Nadia Tereszkiewicz) è un’attrice squattrinata accusata dell’omicidio di un potente produttore che ha cercato di molestarla sessualmente in cambio di un piccolo ruolo. A difenderla ci penserà la sua amica e coinquilina Pauline (Rebecca Marder), una avvocata non troppo di successo, che concorderà con l’accusata una curiosa e vincente strategia: la legittima difesa femminista in una società incancrenita dagli uomini. La copertura mediatica della vicenda assolverà Madeleine, rendendola famosissima e sommersa di proposte di lavoro, così come la sua amica avvocata. Peccato che, qualche tempo dopo, Odette (Isabelle Huppert), star del cinema muto in declino, rivendicherà l’assassinio di cui Madeleine si dichiara colpevole.
Il prolifico e versatile François Ozon sforna stavolta una commedia caustica e divertentissima, che modernizza una pièce teatrale degli anni ‘30, offrendo ai suoi interpreti un gioioso terreno di gioco.
Si sa, la commedia riesce bene al cineasta francese (vedi Potiche, 8 donne e un mistero), nonostante non sia il genere da lui più frequentato: anche in Mon crime, infatti, conquista il perfetto mix di ironia, cinefilia e colpi di scena.
Ozon non nasconde il suo amore per le commedie hollywoodiane dell’epoca d’oro, quelle brillanti, scattanti e con attori straordinari. Caratteristiche che possiede anche il suo Mon crime, che regala ruoli deliziosi ad ognuno dei suoi bravissimi interpreti, supportati da una sceneggiatura ricca di battute sagaci e che non sbaglia un solo colpo.
Mon crime ha il merito di non prendersi mai sul serio e di non perdere mai la sua leggerezza, pur trattando temi importanti e attualissimi che spingono alla riflessione: molestie sessuali, legittima difesa, femminismo, verità manipolate, ruolo ingombrante dei media nei casi giudiziari, il marciume del mondo del cinema e il successo che consegue a chi sale agli onori della cronaca.
Il resto lo fanno il ritmo incalzante, la grazia registica e l’acume che da sempre caratterizzano il cinema di uno degli autori più talentuosi della sua generazione.
Paola Canali