Al cinema dal 29 settembre con Universal Pictures
Finalmente un film horror che fa davvero paura, mettendo insieme una storia accattivante e più di un brivido ben assestato: è Smile, convincente opera prima di Parker Finn e basata sul suo cortometraggio del 2020 Laura non ha dormito.
Al centro della vicenda c’è la dottoressa Rose Cotter (Sosie Bacon, figlia di Kevin), perseguitata da misteriosi e spaventosi fenomeni dopo aver assistito a un incidente traumatico che ha coinvolto una sua paziente. Quest’ultima, in preda alle allucinazioni, aveva mostrato un sorriso inquietante proprio prima di togliersi la vita davanti a Rose. Ciò costringerà la dottoressa a indagare, imbrigliandola nella stessa rete di deliri dei suoi pazienti e spingendola a confrontarsi con alcune questioni irrisolte del suo passato.
Elementi soprannaturali, introspezione, atmosfera inquietante ed efficaci jumpscare rendono Smile la visione perfetta per chi cerca un prodotto ben radicato nel genere, ma anche di sicuro impatto emotivo.
Buona, a tal proposito, è la caratterizzazione della protagonista, elemento fondamentale per qualsiasi horror psicologico che si rispetti, eppure troppo spesso sottovalutato. Ciò non solo rende credibile il personaggio, ma ci fa anche empatizzare con lui mentre si muove sullo schermo, contribuendo a creare tensione e partecipazione.
Uno dei principali punti di interesse di Smile, infatti, è che la minaccia è tutta incentrata sulla salute mentale e che il tormento delle vittime, riunite in una sorta di rete virale, avviene attraverso l’isolamento e le ferite passate.
L’abilità di Finn, dunque, è quella di farci navigare tra i traumi non guariti di Rose attraverso la lente del soprannaturale e poggiandosi a temi e stilemi horror ben consolidati (The Ring su tutti).
Smile usa così la familiarità per aumentare il senso di pericolo, facendoci uscire dalla sala scossi e certamente soddisfatti.
Ilaria Berlingeri