In Concorso a Venezia 79, uscirà in sala l’8 settembre
Aldo Braibanti, poeta, drammaturgo, mirmecologo, ex partigiano ed ex dirigente comunista, fu condannato per plagio nel 1968, dopo un processo che divenne un caso nell’Italia (bigotta) degli anni ’60. Il cosiddetto “plagio” riguardava l’amore fra Braibanti e un suo giovane allievo, che viene rinchiuso dalla famiglia in un ospedale psichiatrico e sottoposto ad elettroshock “guaritori”.
Questa storia, atroce e straziante, è al centro del nuovo bellissimo film di Gianni Amelio Il signore delle formiche, in cui il regista di Hammamet continua a raccontare l’Italia di ieri e di oggi, ripiegata su sé stessa e su formule e dogmi sociali vergognosi e vetusti.
Amelio si affida alla storia ma ricorre anche alla finzione, per raccontare quell’ipocrisia che ha costretto molti al silenzio, al sotterfugio, alla negazione della propria identità, all’isolamento e alla correzione forzata.
Braibanti ha il volto di un eccellente Luigi Lo Cascio che si muove con coraggio e libertà nella provincia rurale e conservatrice, l’esordiente e talentuoso Leonardo Maltese è invece lo studente Ettore, vittima di un crudele bigottismo sociale e famigliare. Accanto a loro un giornalista de L’Unità, interpretato da Elio Germano, che cerca di seguire il processo Braibanti e di contribuire a sostenere la difesa del poeta con la speranza di ricostruire la verità.
La storia non può che colpire al cuore, ma la bravura di Amelio sta nel non abbandonarsi allo sdegno e alla rabbia, ma di osservare i fatti con lucida sobrietà, lasciando parlare gli atti (deliranti) del processo. Ma anche nel non dipingere Braibanti come un santino, descrivendolo in tutte le sue sfumature e contraddizioni e contestualizzando, al contempo, la sua battaglia all’interno di quella più grande degli anni ’60, della quale rivela anche gli aspetti più controversi.
Ne deriva un’opera emozionante, che non ricorre a scorciatoie o bozzettismi, ma ci regala il ritratto di due uomini liberi e pieni di dignità che si scontrano con una società patetica, insensata ed ingiusta e con un’opinione pubblica per lo più distratta o indifferente.
Un film prezioso, sicuramente fra i più belli visti finora alla Mostra.
Roberto Puntato