In attesa della seconda edizione di Animavì- Festival Internazionale del Cinema d’animazione poetico, che si terrà nel centro storico di Pergola (Pesaro- Urbino) dal 13 al 16 luglio, con la direzione artistica del Maestro dell’animazione Simone Massi, Zerkalo spettacolo ha intervistato il compositore Gioacchino Balistreri, che ha curato le musiche originali del corto italiano Confino di Nico Bonomolo, in concorso al Festival.
ZS: Lei ha composto le musiche del corto Confino di Nico Bonomolo: come è nata la vostra collaborazione e a cosa si è ispirato per le musiche?
GB: Prima che una collaborazione artistica, quella tra me e Nico Bonomolo è una profonda amicizia: lo conobbi durante una festa in un bellissimo posto a Bagheria, Villa Ramacca, organizzata da un amico che già allora avevamo in comune, Piri Restivo. Ci rendemmo subito conto di avere gli stessi gusti cinematografici, musicali, narrativi… insomma, di parlare la stessa lingua. In breve tempo si creò un forte legame: io gli davo lezioni di pianoforte, lui mi ripagava in quadri. La collaborazione artistica con lui (tra un po’ saranno 10 anni!) è stata dunque una conseguenza naturale ed istintiva.
Ho composto le musiche per ogni suo film, fino a quest’ultimo, Confino, tra tutti quello che preferisco. Ogni storia può ispirare diversi brani musicali; tuttavia, mi è sempre piaciuto credere che solo uno sia quello giusto, che tra i tanti possibili, il compito del compositore sia quello di trovare quell’unico brano, il più adatto. In questo caso il punto di partenza è stato la solitudine del protagonista e il suo riscatto dalle oppressioni della dittatura. Queste due entità hanno trovato concretezza sonora in due strumenti musicali a me molto cari, il pianoforte e il violoncello.
ZS: Come nasce per Lei una colonna sonora?
GB: Si tratta di puro istinto: il processo compositivo nella musica applicata è certamente subordinato alla storia da narrare e alla cifra stilistica. Da qui, attraversando una dimensione che definirei “olfattiva”, il compositore respira l’atmosfera emanata dai personaggi, dai luoghi, e soprattutto dagli eventi in gioco. Ed è proprio attraverso questa interiorizzazione che si può giungere a trovare il suono giusto, la melodia giusta. Mi piace poi l’idea che ogni colonna sonora racchiuda una sua storia che in qualche modo prescinde dalla trama del film, fatta di sensazioni, certo, ma che quel mondo sonoro possa intrecciarsi con i fatti della narrazione, in modo che alla fine, quando suono e immagine si incontrano, nessuno dei due elementi è più lo stesso, ma insieme formano qualcosa di nuovo e unico.
ZS: Lei ha studiato musica per film all’Accademia Chigiana di Siena sotto la guida del grande Luis Bacalov. Come è stato essere suo allievo?
GB: È stato illuminante. Per il Maestro, per il luogo, e anche per i colleghi che occupano un posto speciale tra i miei ricordi. Una sera il Maestro aveva dato un fantastico concerto, suonando molti dei suoi brani di Tango più famosi e non solo… alla fine ci ritrovammo tutti in un bar un po’ fuori dal centro (Siena è piuttosto piccola e a portata di piede). È lì che Luis Bacalov ci raccontò della sua vita, dell’amicizia profonda con Ennio Morricone, il tempo sembrava essersi fermato e noi apprendisti della musica lì ad ascoltarlo con gli occhi spalancati… magico momento, magica Siena. Anni dopo il Maestro è venuto qui a Lugano, a fare un concerto insieme a Marta Argerich (che qui è di casa). E’ stata l’occasione per riabbracciarci. Lo stesso mi piacerebbe fare prima o poi con tutti i colleghi di Siena. A proposito, “viva l’Oha!” (questa è solo per loro).
ZS: Sappiamo che ha realizzato le musiche per ‘Fine Pena: Ora’, spettacolo di Mauro Avogadro che andrà in scena al Piccolo di Milano, tratto dall’omonimo libro di Elvio Fassone e adattato per il teatro da Paolo Giordano. Può dirci qualcosa in più su questo spettacolo e sulle sue musiche?
GB: Si tratta di una storia realmente accaduta, un rapporto epistolare durato più di 26 anni tra un giudice e il condannato. In scena saranno interpretati da Massimo Foschi e Paolo Pierobon. Ho avuto, di recente, modo di assistere alle prove “a tavolino” in presenza degli attori e del regista, Mauro Avogadro, un’esperienza davvero importante: essere circondato da gente di quel calibro non può che spronarti ad andare avanti e dare il meglio. Delle musiche per adesso preferisco non dire nulla perché sono attualmente in fase compositiva, o sarebbe meglio dire “olfattiva”?
ZS: Lei vive ormai da anni in Svizzera. Com’è il suo rapporto con questo Paese, caratterizzato da un mondo musicale molto variegato?
GB: Sono d’accordo, è molto variegato. Forse è proprio per questo che si addice alla mia personalità. Sin da ragazzo, ho sempre amato tanti generi musicali. Credo che sia arricchente, soprattutto se intraprendi la strada della composizione. Della Svizzera posso solo dire bene, sono stato accolto a braccia aperte, sia da un punto di vista lavorativo che sociale. Certo è molto vicina ma anche molto diversa dall’Italia. Quando mi manca, il bello è che mi basta accendere l’auto: il confine è a meno di mezz’ora.
Alberto Leali e Roberto Puntato