La mostra Gianni Berengo Gardin. L’occhio come mestiere a Roma dal 4 maggio al 18 settembre
Maestro del bianco e nero, della fotografia di reportage e di indagine sociale, in quasi settant’anni di carriera Gianni Berengo Gardin (Santa Margherita Ligure, 1930) ha raccontato con le sue immagini l’Italia dal dopoguerra a oggi, costruendo un patrimonio visivo unico caratterizzato da una grande coerenza nelle scelte linguistiche e da un approccio “artigianale” alla pratica fotografica.
La sua personale Gianni Berengo Gardin. L’occhio come mestiere, al MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo dal 4 maggio al 18 settembre 2022, raccoglie oltre 200 fotografie tra immagini celebri, altre poco note o completamente inedite.
Un racconto straordinario dedicato all’Italia, che riprende il titolo del celebre libro del 1970 curato da Cesare Colombo, L’occhio come mestiere, un’antologia di immagini del maestro che testimoniava l’importanza del suo sguardo, del suo metodo e della sua capacità fuori dal comune di narrare il suo tempo.
L’esposizione raccoglie oltre 200 fotografie tra immagini celebri, altre poco note o completamente inedite.
Dalla Venezia delle prime immagini alla Milano dell’industria, degli intellettuali, delle lotte operaie; dai luoghi del lavoro (i reportage realizzati per Alfa Romeo, Fiat, Pirelli, e soprattutto Olivetti) a quelli della vita quotidiana; dagli ospedali psichiatrici (con Morire di classe del 1968), all’universo degli zingari; dai tanti piccoli borghi rurali alle grandi città; dall’Aquila colpita dal terremoto al MAXXI in costruzione fotografato nel 2009.
Attraverso un percorso fluido e non cronologico, la mostra offre una riflessione sui caratteri peculiari della ricerca di Berengo Gardin: la centralità dell’uomo e della sua collocazione nello spazio sociale; la natura concretamente ma anche poeticamente analogica della sua “vera” fotografia (non tagliata, non manipolata); la potenza e la specificità del suo modo di costruire la sequenza narrativa, che non lascia spazio a semplici descrizioni dello spazio ma costruisce naturalmente storie.
La mostra, a cura di Margherita Guccione e Alessandra Mauro, è prodotta dal MAXXI in collaborazione con Contrasto.