Dallo sceneggiatore di Bohemian Rhapsody e con Naomi Ackie. Al cinema dal 22 dicembre prodotto da Sony Pictures e distribuito da Warner Bros. Entertainment Italia
Whitney: Una Voce Diventata Leggenda è un film sull’icona della musica Whitney Houston.
Naomi Ackie interpreta l’artista nel biopic musicale che racconta l’incredibile vita e la carriera di una delle voci più amate di sempre.
Diretto da Kasi Lemmons e scritto dal candidato al Premio Oscar® Anthony McCarten, Whitney: Una Voce Diventata Leggenda fa vivere al pubblico un viaggio nelle emozioni e nell’energia della star americana.
Nel cast anche Stanley Tucci, Ashton Sanders, Tamara Tunie, Nafessa Williams e Clarke Peters.
Recensione a cura di Alessandra Broglia
Può contare sull’ottima interpretazione di Naomi Ackie il nuovo biopic dedicato a Whitney Houston, una delle interpreti più talentuose e influenti nella storia della pop music, nonché una delle cantanti di maggior successo discografico di sempre.
L’attrice britannica, oltre ad avere il physique du rôle, riesce a portare sullo schermo la sfrontatezza e la fragilità dell’artista statunitense, non risultando mai forzata o didascalica.
L’intento del film di Kasi Lemmons è, però, quello di raccogliere l’intera parabola artistica e privata della Houston, raccontando le fasi di ascesa, caduta e i tentativi di ripresa, ma anche il suo burrascoso vissuto personale (il travagliato rapporto col padre, il matrimonio fallimentare con Bobby Brown, la dipendenza dalle droghe, ecc.)
Apprezzabile, in tal senso, è che il film si concentri anche su aspetti meno noti della vita dell’artista, come l’amore (impossibile per l’epoca e quindi poi rinnegato) per l’amica Robyn Crawford, rimasta però a collaborare nel suo staff.
Ciò che, invece, non ci ha convinti è una sceneggiatura confusa e poco coesa, che si sfilaccia in molti subplot che non riesce mai davvero ad approfondire.
A dispetto di un minutaggio imponente, così, l’impressione è che il film non riesca ad essere incisivo nel racconto “in toto” dell’artista, abbozzando una serie di episodi influenti – specie inerenti alla sfera privata – ma mai concentrandosi sulla psicologia di Whitney e degli altri personaggi.
Una superficialità che purtroppo inficia la costruzione drammatica e narrativa, che si rivela, quindi, non all’altezza dell’importanza e della complessità del soggetto rappresentato.
Belli e riusciti sono, invece, i molti numeri musicali, ricostruiti visivamente con grande accuratezza e innestati, perlopiù, sulle registrazioni della reale voce della cantante.
Un film che, nonostante i limiti evidenti, non mancherà comunque di emozionare i tanti fan dell’artista.