Nelle sale italiane dal 16 dicembre con Eagle Pictures
Arriva finalmente nelle nostre sale, dal 16 dicembre, il chiacchieratissimo House of Gucci, ultima fatica di Ridley Scott con un cast e un budget da urlo.
Scott opta per atmosfere e stile anni ’90 per raccontare una tragica e clamorosa storia di cronaca nera, tratta dall’omonimo libro di Sara Gay Forden e ridipinta con i colori dell’eccesso. Quella di Maurizio Gucci, ucciso nel 1995 a Milano da due sicari ingaggiati dall’ex moglie Patrizia Reggiani, poi condannata a 26 anni di carcere e nel 2016 rilasciata per buona condotta dopo aver trascorso 18 anni dietro le sbarre.
Nonostante la discutibile scelta di far recitare gli attori in un inglese con accento pseudo-italiano, è Lady Gaga a giganteggiare su tutti e, in ogni scena in cui appare, la sua Patrizia Reggiani è assolutamente credibile e magnetica.
La popstar, infatti, è bravissima nel donare molteplici sfumature al suo non facile personaggio, che passa da sexy arrampicatrice sociale a premurosa compagna, da subdola manipolatrice ad accorata donna tradita mossa da una furia cieca e vendicativa.
Anche Adam Driver non se la cava affatto male nel ruolo di Maurizio Gucci e ne fa trasparire l’eleganza, l’orgoglio, l’ambizione ma anche i lati più oscuri.
In generale, però, è tutto il cast di House of Gucci a funzionare benissimo, da Salma Hayek nei panni della sensitiva Pina Auriemma a un impeccabile Jeremy Irons nel ruolo di Rodolfo Gucci fino a un travolgente Al Pacino nei panni di Aldo Gucci. L’eccezione la fa solo un irriconoscibile Jared Leto nel ruolo dell’eccentrico Paolo Gucci, offrendo un’interpretazione fin troppo eccessiva e macchiettistica.
Scott si prende tutto il suo tempo per raccontare la storia dei Gucci (ben 160 minuti), a partire dal primo incontro (inventato) tra la Reggiani e Maurizio per poi costruire gradualmente una trama fatta di intrighi, invidie, macchinazioni economiche, tradimenti e rivalse.
Mescola così il camp e il melodramma, il thriller e il racconto famigliare, facendo sfoggio altresì di gioielli, abiti, automobili e appartamenti da sogno e di tutti i cult musicali – italiani e internazionali – dell’epoca.
Il risultato è un film affascinante e sopra le righe, con personaggi e colpi di scena da soap opera che divertono e avvincono. E ciò perché la storia del periodo più buio della dinastia Gucci, nonostante più di una incongruenza storica, è così incredibile e intrigante che basta anche da sola a tenere alta l’attenzione degli spettatori.
Maria Grande