Primo appuntamento di Crime Doc, andrà in onda in prima visione il 21 ottobre su Rai2 e sarà disponibile su RaiPlay
L’omicidio di Marta Russo, noto anche come delitto della Sapienza, avvenne all’interno della città universitaria della Sapienza di Roma il 9 maggio 1997, quando una studentessa ventiduenne di giurisprudenza, fu gravemente ferita da un colpo di pistola, morendo cinque giorni dopo in ospedale.
L’omicidio fu al centro di un complesso caso, oggetto di grande copertura mediatica alla fine degli anni Novanta, sia per il luogo in cui era stato perpetrato, sia per la difficoltà delle indagini, che non riuscirono a lungo a delineare un movente.
Se la vicenda giudiziaria è ormai impressa nella memoria collettiva, non lo è affatto la figura di Marta, che per troppo tempo è stata solo la fototessera legata a un misterioso omicidio. Preziosissime risultano invece le pagine dei suoi diari segreti, ritrovati dalla sorella Tiziana e che la famiglia di Marta ha voluto condividere – rendendoli per la prima volta pubblici – in un documentario.
E’ così che nasce “MARTA – Il delitto della Sapienza”, una coproduzione Rai Documentari e Minerva Pictures, prodotta da Gianluca Curti e Santo Versace, per la regia di Simone Manetti, che andrà in onda in prima visione giovedì 21 ottobre alle 21.15 su Rai2 e sarà disponibile su RaiPlay. Un documentario, scritto da Emanuele Cava, Gianluca De Martino e Laura Allievi, con la partecipazione di Silvia D’Amico, che dà la voce a Marta, e la supervisione di Fabio Mancini.
Un viaggio narrativo che si snoda su due piani di racconto paralleli: quello legato ai fatti di cronaca, che ricostruisce la vicenda giudiziaria e quello privato, intimo di Marta, che prende vita direttamente dai suoi pensieri più profondi, dalle speranze e dai sogni che, tra 1985 e il 1996, ha affidato alle pagine dei suoi diari segreti.
Il documentario vuole restituirle l’identità, la sua vita prima che le venisse tolta. E’ lei, infatti, con la sua voce, ad accompagnarci nel viaggio, parlandoci di chi era e raccontandoci quel che davvero ha vissuto.
Il documentario utilizza prezioso materiale di repertorio, in parte mai reso pubblico, sia per l’aspetto investigativo che per quello personale e famigliare. L’accesso agli archivi della Corte d’Assise di Roma e della Polizia di Stato ha permesso di attingere a materiali, anche inediti, relativi agli atti del processo, come intercettazioni ambientali e telefoniche, filmati di interrogatori con testimoni chiave dell’inchiesta, fascicoli fotografici della Polizia Scientifica, e l’inedita telefonata al 113 avvenuta al momento dello sparo.
Consistente anche il repertorio messo a disposizione da Rai Teche: telegiornali, interviste ai testimoni chiave, e soprattutto ore e ore di filmati grezzi relativi al processo a Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, a cui si è attinto per rafforzare “il racconto verità”. Per quanto riguarda l’aspetto personale di Marta invece, il documentario ha potuto contare sui suoi preziosi diari, messi a disposizione dai parenti: 9 quaderni, circa 700 pagine scritte in circa 11 anni.
Oltre a questi, foto, filmati di famiglia e gli oggetti di cui era piena la sua cameretta e che parlano di lei come le coppe vinte per la scherma. A questi si aggiungono le ricostruzioni e le testimonianze di chi l’ha amata. Un racconto in cui la linea narrativa emotiva e personale si intreccia con quella lucida, asciutta e rigorosa dell’inchiesta.
Il documentario è il primo appuntamento di Crime Doc, un nuovo ciclo di cinque prime serate di Rai Documentari dedicate al crime, al racconto dei grandi casi di cronaca che hanno segnato il nostro Paese.