Su SKY CINEMA PRIMA FILA PREMIERE dal 15 maggio
Mescola commedia, azione, dramma e critica sociale il promettente debutto alla regia di Eleonora Ivone. Il suo Ostaggi, trasposizione cinematografica dell’omonimo spettacolo teatrale di Angelo Longoni, è un’acuta metafora delle disuguaglianze sociali, economiche e razziali che ormai da anni viviamo nel nostro Paese.
La storia di Ostaggi, infatti, racconta il disagio sociale contemporaneo attraverso personaggi emblematici della società odierna, che vivono, ognuno a suo modo, un rapporto diverso con l’istituzione.
Il meccanismo narrativo prende il via da uno stato di ribellione, quello di un ex imprenditore e uomo perbene (Gianmarco Tognazzi), che si trova vessato da uno Stato che non fa sconti a nessuno. In preda alla disperazione e ai sensi di colpa, l’uomo vivrà un giorno di ordinaria follia, rendendosi protagonista di una rapina e finendo per tenere in ostaggio alcuni malcapitati in una panetteria. Inizia, così, una tormentata trattativa con le forze dell’ordine (Alessandro Haber e Eleonora Ivone), in un progressivo batti e ribatti di proposte e controproposte, cercando altresì di tenere a bada i suoi prigionieri: il burbero e razzista proprietario del locale (Francesco Pannofino), un’anziana pensionata dal precario stato di salute (Elena Cotta), un extracomunitario siriano (Jonis Bascir) e una donna di buon cuore che pratica il mestiere più antico del mondo (Vanessa Incontrada).
Nelle anguste mura di quella panetteria, viene a crearsi, così, una piccola comunità in cui sorgono presto contrasti e ostilità e in cui si mette in moto una cinica e divertente lotta per la sopravvivenza. Il clima tragicomico alla Quel pomeriggio di un giorno da cani si poggia su un altalenante gioco di alleanze e conflitti, in cui ogni personaggio mette in gioco le proprie risorse, abbassando la maschera e svelando la sua vera natura.
Lentamente emerge, però, una inattesa e quasi commovente solidarietà che metterà sullo stesso piano tutti quanti, sequestratore e prigionieri. Perché, in fondo, sembra voler dirci il film, nella società in cui viviamo, siamo tutti ostaggio di qualcuno o qualcosa.
Pur attingendo a un genere classico, la pellicola lo sviluppa con originalità, sia per il clima di empatia che riesce a instaurare all’interno della storia, sia perché il pubblico non fatica a riconoscere problematiche sociali di grande attualità.
Ivone dimostra di cavarsela bene dietro la macchina da presa, conferendo un buon ritmo alla pellicola che brilla soprattutto nei momenti comici, riuscendo a evidenziare tutte le sfumature grottesche di una situazione drammaticamente claustrofobica.
Ottimo e davvero ben amalgamato il cast, capace di raccontare varie esistenze alla deriva in un mondo che sta diventando sempre più intollerante verso l’altro. Un mondo in cui l’umanità e gli affetti restano l’unica ancora di salvezza quando tutto il resto sembra perduto.
Amaro, graffiante eppure aperto alla speranza, Ostaggi è un piccolo gioiello che si fa specchio del nostro oggi, riuscendo a far ridere, riflettere e commuovere.
Alberto Leali