In sala dal 23 giugno con Adler Entertainment
Presentato con successo a Venezia 78 in Orizzonti Extra, è in sala dal 23 giugno, con Adler Entertainment, LA RAGAZZA HA VOLATO, ultimo film di Wilma Labate, basato su uno script dei fratelli D’Innocenzo.
“La ragazza ha volato” racconta la storia di Nadia, un’adolescente scomoda che vive a Trieste, città di confine tra tante culture, un luogo spazzato da un vento potente, in cui la protagonista cresce coltivando una solitudine da cui uscirà in modo inatteso.
«È una storia fatta di personaggi che subiscono la vita nel disordine e l’inerzia – racconta Wilma Labate – Nadia è una ragazzetta attraente che si muove nel grigiore, con una famiglia affettuosa ma immobile nel destino della periferia, non degradata, solo difficile e sciatta. È ambientata a Trieste, una città con le strade pulite e il centro sontuoso stretto da vecchi quartieri operai e forti presenze balcaniche. Ma la storia è universale e potrebbe essere ambientata in qualsiasi città, grande o piccola, italiana o estera. In conclusione: la vita è molto più contraddittoria della finzione. Nessuno spazio per il giudizio».
Una produzione Tralab srl con Rai Cinema coprodotto con Nightswim e Staragara Institut (Slovenia), con il supporto di Friuli Venezia Giulia Film Commission e MiC | produttore esecutivo Alessio Lazzareschi | coprodotto da Ines Vasilievic per Nightswim e Miha Cernec e Jozko Rutar per Staragara Institut |prodotto da Gabriele Trama e Roberto Manni per Tralab | produttore creativo Gianluca Arcopinto.
Il film è interpretato da Alma Noce (Gli anni più belli) nel ruolo di Nadia, Luka Zunic (Non odiare) nel ruolo di Brando, Rossana Mortara (Habemus Papam, Vincere, Alaska) la madre; Massimo Somaglino (attore teatrale, per la prima volta sullo schermo), il padre; Livia Rossi (Hammamet, L’intrepido), la sorella.
Recensione a cura di Federica Rizzo
Su uno script dei fratelli D’Innocenzo, La ragazza ha volato segna il ritorno al lungometraggio di Wilma Labate dopo i notevoli documentari Qualcosa di noi e Arrivederci Saigon.
Nadia (Alma Noce) è un’adolescente introversa che vive a Trieste, città di confine tra tante culture. Un pomeriggio, un ragazzo della sua età che la corteggia la invita ad andare nel suo appartamento: nonostante i rifiuti della ragazza, lui non si ferma e si consuma uno stupro. Il ragazzo vive la violenza con totale inconsapevolezza e indifferenza, mentre lei deve fare i conti con le conseguenze di un atto spregevole e inaccettabile.
Con grande abilità, Wilma Labate sceglie di seguire passo passo l’esperienza traumatica che vive la protagonista, mostrandoci con consapevolezza la violenza subita da Nadia. Una scelta che permette allo spettatore non solo di empatizzare con ciò che osserva sullo schermo, ma anche di porsi in modo critico rispetto al crimine che sta avvenendo.
L’utilizzo dei campi lunghi e di punti di vista laterali dona realismo e rende bene la solitudine che sta vivendo la protagonista. Lo stile della pellicola è asciutto, quasi distaccato, e la drammaticità è data dagli eventi che si manifestano sullo schermo.
Un’opera con pochi dialoghi – a segnalare la difficoltà di comunicare della protagonista sia in famiglia che all’esterno –, basata principalmente sulla recitazione della bravissima Alma Noce.
Con grande attenzione ai dettagli, Wilma Labate racconta una storia intensa ed universale, che sarebbe potuta esistere in qualsiasi città del mondo. Una storia anche di forte speranza per il futuro, a cui lo spettatore partecipa emotivamente.
La maternità, precoce e violenta di Nadia, diviene il mezzo per la maturazione e il cambiamento della protagonista: la ragazza, ora, non è più sola, ha qualcuno di cui prendersi cura, uno scopo, un amore per sempre.