Si intitola “Il talento di essere nessuno”, edito da Sperling & Kupfer, il libro del celebre attore e doppiatore che racconta la sua vita e la sua professione
Luca Ward è il più celebre doppiatore italiano, ma non solo. E’ uno straordinario uomo di teatro, un volto noto del piccolo e grande schermo e da poco anche un promettente scrittore. E’ infatti in libreria dal 30 marzo la sua autobiografia Il talento di essere nessuno (Sperling & Kupfer), in cui Luca racconta, attraverso aneddoti e ricordi, la sua vita e la sua professione.
La famiglia, l’adolescenza difficile, i molti mestieri, gli amori, il mondo del cinema e del doppiaggio e soprattutto il talento, quello che Luca ha da vendere e che non smette mai di dimostrare. Tutto ciò è al centro di un’autobiografia appassionata e sorprendente, attraverso cui il pubblico potrà conoscere anche il lato più intimo e privato dell’attore romano.
Figlio di attori talentuosi ma sfortunati, Luca ha cercato di stare lontano dal mondo dello spettacolo finché ha potuto, ma il talento, nel suo caso, viene fortunatamente riconosciuto. “Verso i venti anni mi è venuta voglia di una rivalsa verso chi non aveva compreso mio padre – racconta l’attore in conferenza stampa – e nonostante fossi un signor nessuno nell’ambito del doppiaggio mi misi a studiare come un pazzo”
Dopo i primi piccolissimi ruoli e la consapevolezza che “non si doppia solo con la voce ma con il cuore, con la testa e con la vita”, il successo arriva nell’84, con il primo doppiaggio di un attore protagonista nel cult A trenta secondi dalla fine di Andrej Končalovskij.
Seguono doppiaggi entrati nella storia, dal Samuel L. Jackson di Pulp fiction, al Pierce Brosnan di 007, fino ad approdare al ruolo che lo ha consacrato, il Massimo Decimo Meridio de Il Gladiatore: “E pensare che quella famosa battuta per la quale ancora mi fermano per strada, dovetti ripeterla circa 30 volte, perché Fiamma Izzo, la direttrice del doppiaggio, non era mai soddisfatta”. Doppiaggi che aprono a Luca anche le porte del cinema, della tv e del teatro: “Non rinuncerei mai a nessuno dei quattro, perché così ho almeno la garanzia di lavorare tutti i giorni”.
Purtroppo, però, anche il mestiere di doppiatore non è più quello di un tempo, specie in riferimento alle serie internazionali (Ward ha recentemente doppiato Hugh Grant nell’acclamata “The Undoing“): “Si lavora sulla velocità e ciò non aiuta a dare il meglio. Non si può fare un mestiere artigianale rendendolo industriale. Per non parlare dei bassissimi compensi. Un turno di doppiaggio di 3 ore, quando va bene, viene pagato 200 euro lordi, ma ci si può fermare anche a 90”.
La difficile situazione sanitaria che stiamo vivendo, inoltre, penalizza enormemente il settore dello spettacolo, compreso quello del doppiaggio: “Le produzioni sono rallentate, si doppia il 25% di quanto si faceva in tempi precedenti alla pandemia e bisogna rispettare rigidi protocolli sanitari”.
Ma il libro di Ward non tralascia nemmeno i momenti più difficili della sua vita privata: la morte prematura del padre Attilio, i sei anni impiegati per riconquistare la primogenita Guendalina (che non voleva più parlargli dopo la separazione dalla madre), la malattia rara di cui è affetta la terzogenita Luna, nata dal suo secondo matrimonio.
“Questo libro è stato un’esperienza intensa e bellissima, ma anche faticosa. D’altronde questo non è il mio lavoro! Però ci ho preso gusto e sto già lavorando al mio secondo libro“, rivela Luca, che dal 21 aprile sarà su Rai1 come voce narrante dell’’Ulisse di Alberto Angela, mentre aspetta di tornare in palcoscenico con Full Monty, il musical che interpretava al Sistina di Roma e che è stato bloccato sul più bello dal Covid.
Roberto Puntato