Dal 5 marzo su Disney+ con Accesso VIP e prossimamente in sala
Arriva dal 5 marzo su Disney+ con Accesso VIP e prossimamente in sala l’ultima fatica di casa Disney. Raya e l’ultimo drago, diretto da Don Hall e Carlos López Estrada insieme ai co-registi Paul Briggs e John Ripa, è un film che passerà agli annali per più di una ragione, a cominciare dal fatto che è stato animato per gran parte da remoto mentre era in corso la pandemia di Coronavirus. Ma anche perché si tratta del primo film dei Disney Animation Studios ad essere ispirato al sud-est asiatico e ad avere come protagonista una principessa che molto raccoglie di quella cultura e quella mitologia. Impossibile, infatti, non ritrovare in Raya gli indimenticabili personaggi di donne guerriere che guidavano i loro Paesi in battaglia e che hanno fatto la storia dei film d’azione kung fu.
La vicenda di Raya e l’ultimo drago è ambientata nell’immaginaria Kumandra, dove molto tempo fa uomini e draghi vivevano in armonia. I draghi, però, non ci sono più: si sono sacrificati per l’umanità sconfiggendo una forza malvagia che la metteva a repentaglio. Ora che quel pericolo si ripresenta, la coraggiosa guerriera Raya è pronta a partire per mettersi alla ricerca dell’ultimo drago, l’unico in grado di salvare il regno e riportare la pace tra il suo popolo. Così conoscerà Sisu, draghetta ispirata agli spiriti d’acqua ma rimasta intrappolata nel corpo di un essere umano.
E’ chiaro, dunque, che fulcro del film, sceneggiato da Adele Lim e Qui Nguyen, è proprio lo splendido rapporto che verrà a crearsi tra Raya a Sisu, così diverse eppure così affini. Se Raya inizia il suo viaggio con un pesante trauma alle spalle che l’ha isolata dal resto del mondo e le ha fatto perdere del tutto la fiducia negli altri, Sisu, al contrario, crede nel prossimo in maniera incondizionata. La sua innocenza e il suo ottimismo aiuteranno la giovane protagonista a sconfiggere i suoi fantasmi e a superare limiti e pregiudizi. E’ Sisu, quindi, che la guiderà nella sua ricerca, facendole comprendere che una redenzione è ancora possibile e che il mondo, seppur corrotto, non ha perso la sua bellezza.
E’ giusto affermare, dunque, che Raya e l’ultimo drago è soprattutto un film sulla fiducia, sul suo smarrimento e la sua riconquista; un film sull’umanità tradita ma ancora capace di credere nel bene. Un film sulle donne, forti e coraggiose, che combattono per la loro gente e i loro ideali, segnate da un dolore che, però, non ha spento il loro senso di giustizia. Donne dai caratteri affatto monolitici, ma complessi e multiformi, dotati di un vigore che va alla pari con la loro vulnerabilità.
A tal proposito, molto interessante appare il personaggio di Namaari, amica d’infanzia di Raya, ma diventata sua rivale a causa di un bruciante tradimento. Se, infatti, Raya trova in Sisu il mezzo del riscatto dai suoi errori, Namaari, che con la protagonista condivide un passato oscuro, si chiude al mondo esterno pietrificata dal dilagante “morbo” della sfiducia.
Raya e l’Ultimo Drago è, però, forse anche il film più politico di casa Disney, quello più capace di riflettere l’attualità e il contesto socio-politico che viviamo. E’, infatti, un potente invito all’ascolto e all’aiuto reciproci come unici mezzi per superare le differenze e le ostilità e ritrovare il bene comune. Un film, dunque, che racconta la divisione e la frammentazione sociali, ma anche il complesso processo di guarigione per sperare in un futuro migliore. Un monito, oggi più che mai necessario, a non smettere di resistere, a non abbandonarsi allo sconforto e ai giorni bui.
Alberto Leali