Appuntamento giovedì 3 dicembre alle 14 sul canale youtube del programma per parlare di musica, istanze giovanili e attualità
Dalla musica all’attualità, tramite informazione e politica: la terza stagione di Basement Café by Lavazza continua trattando le questioni calde del presente, attingendo a piene mani delle risposte che ha dato il passato, per porre nuove domande alle generazioni future.
Sofia Viscardi ci conduce con leggerezza e maturità nelle vite dei suoi ospiti, diversi per ambiti ed età, ma voci e volti così simili e vicini nell’interpretazione del quotidiano. Il pubblico dei giovani risponde presente e puntuale, in migliaia davanti lo schermo.
Maschera senza volto, voce dei vizi di una Milano moderna, sovrappopolata, veloce e caotica, tra paillettes e mondanità, MYSS KETA è l’ospite femminile di questa terza puntata di Basement Café di Sofia Viscardi, non a caso anche lei “ragazza di porta Venezia”.
Contraltare degli eccessi e dell’iconoclastia della “diva” in mascherina, c’è Gad Lerner, profilo di esperienza nel giornalismo italiano, narratore di cronache politiche e sociali sulle pagine di molti quotidiani tradizionali, nonché ex direttore TG1. Dal loro sedicente e misterioso incontro a Doha alle quattro chiacchiere nel salotto di Basement Café, i due sono protagonisti di un iconico dialogo. Mettere a nudo ciò che siamo diventati, farne i conti, guardarsi e mettersi in discussione: seppur con mezzi diversi è questa l’ambizione della Myss e di Gad. Con le rime rap, i tappeti sonori elettronici, dance irriverente l’una, con reportage, interviste e saggi l’altro.
Che ruolo ha l’informazione e la politica in Italia? Innanzitutto, la musica è politica? “Quando ti muovi nel mondo in maniera pubblica fai politica, con il tuo corpo e la tua immagine, interpreti quei temi sociali e valoriali in cui credi, è inevitabile schierarsi”, esordisce Myss Keta. Ma che prezzo ha schierarsi? Risponde Gad Lerner, con poche parole e l’esempio della sua vita, cittadino italiano solo dopo il trentesimo anno e un matrimonio con moglie italiana, lui che nato a Beirut ancora oggi subisce invettive di ogni genere, per le sue opinioni politiche e le sue origini, voce di istanze sociali progressiste.
In epoche diverse, entrambi sono cittadini milanesi di Porta Venezia: se oggi quelle vie sono palco della comunità queer e della movida giovanile, da cui attingono a piene mani le opere di Myss Keta, negli anni del boom economico quello era il quartiere dei bagni pubblici, delle prime nicchie migranti, etiopi ed eritrei, la “Casbah di Milano”, crocevia di culture, dove abitava un giovane Lerner. E se oggi i giovani fossero già pronti al mondo nuovo rispetto alla classe dirigente? “Vedere comportamenti stravaganti ed eccessi nei video e nella musica, che oggi i ragazzi prediligono, non significa riprodurli ed emularli, ma sono utili a farsi domande, a cercare risposte, senza moralismi”, ammette Gad, che di salotti e feste meneghine non è abile frequentatore come la “Divina” Keta, anche se, ammette, di storie e pettegolezzi sono pieni anche “i corridoi di Saxa Rubra”, nelle sedi giornalistiche romane.
Politica e narrazioni si inseguono dall’alba dei tempi e dei simboli politici sono pieni anche i nostri prodotti culturali, come i film, riferimenti sempre utili per orientarsi. Basement Cafè in questa puntata propone spezzoni cult di cinema italiano, sospesi tra miti e finzioni. Da “Il Divo” di Paolo Sorrentino, ritratto del 2008 di Giulio Andreotti, politico e presidente di lunghissimo corso nelle cronache più buie e significative dell’Italia, a “Il Caimano”, a firma Nanni Moretti nel 2006, valso il soprannome a Silvio Berlusconi, innegabile protagonista e volto di una nuova politica di consumi basata su intrattenimento mediatico e vecchie pratiche di potere, per finire poi a “2012”, distopia del 2008 di Roland Emmerich, tra cospirazioni internazionali e piani per sfuggire all’apocalisse.