In scena dall’1 al 6 febbraio 2022
La leggenda vuole che fosse proprio su un tram, su cui girovagava da studente, che il giovanissimo Tennessee Williams si facesse l’idea di un dramma che svelava il lato oscuro del sogno americano.
Un tram che si chiama desiderio divenne il capolavoro di Williams, un testo amato, odiato, comunque conosciuto in tutto il mondo; una pietra miliare del teatro e del cinema che ancora oggi si continua a leggere e a vedere rappresentato con interesse ed emozione: una storia in tre atti che alzava il velo sulla macchina oppressiva della famiglia, dell’anima ipocrita dei pregiudizi, la feroce stupidità delle paure morali.
La trama
Un tram che si chiama desiderio, premio Pulitzer nel ’47, mette per la prima volta l’America allo specchio su cose come omosessualità, sesso, disagio mentale, famiglia come luogo non proprio raccomandabile, maschilismo, femminilità maltrattata, ipocrisia sociale. Col tempo è diventato veicolo di altre ragioni, sociologiche, ideologiche.
Il testo è ambientato nella New Orleans degli anni ’40 e narra la storia di Blanche che dopo che la casa di famiglia è stata pignorata si trasferisce dalla sorella Stella, sposata con un uomo rozzo e volgare di origine polacca, Stanley. Blanche è alcolizzata, vedova di un marito omosessuale, e cercherà, fallendo, di ricostruire un rapporto salvifico con Mitch, amico di Stanley. Ma il violento conflitto che si innesca fra lei e Stanley, la porterà alla pazzia, già latente in lei.
Il cast
La regia dello spettacolo è affidata ad un grande maestro di fama internazionale: Pier Luigi Pizzi, fondatore con Giorgio De Lullo, Romolo Valli e Rossella Falk della “Compagnia dei giovani”. Regista, scenografo, costumista, ha dedicato le sue immense doti di creatività e sensibilità al servizio di spettacoli teatrali sia di prosa che di lirica, con lavori che hanno segnato il percorso e l’evoluzione della storia del Teatro. Ogni suo spettacolo porta il segno dell’eccezionalità.
Il ruolo di Blanche DuBois è affidato a Mariangela D’Abbraccio, grande interprete del nostro teatro, reduce dai successi di Filumena Marturano per la regia di Liliana Cavani. Kowalsky è interpretato da Daniele Pecci, attore affermato di cinema, teatro e televisione.
Recensione a cura di Alberto Leali
Uno dei capolavori di Tennessee Williams rivive in tutta la sua potenza sul palcoscenico del Teatro Quirino nella messa in scena firmata dal maestro Pier Luigi Pizzi.
Rimanendo fedele ai temi e allo spirito della pièce, Pizzi rinchiude lo spettatore in una gabbia claustrofobica, priva di ogni contatto con l’esterno e dominata da un’atmosfera buia e rarefatta.
Con sensibilità, e al contempo vigore, lo mette, così, di fronte alle fragilità, alle paure e alle contraddizioni dei personaggi, che provocano oggi lo stesso sgomento di allora.
Due ore e mezza di grande teatro che scivolano via con fluidità, e il merito, oltre che della regia, è di due attori di razza come Mariangela D’Abbraccio e Daniele Pecci, che danno voce agli animi tormentati degli indimenticabili protagonisti.
Lei, intensa e dolente, sa trasmettere con straordinaria forza il malessere psicofisico di Blanche e la sua disperata ricerca di amore e speranza; lui porta in palcoscenico la brutalità e l’arroganza di chi ha passato tutta la vita a doversi riscattare.
Accanto a loro, due attori notevoli come Angela Ciaburri e Stefano Scandaletti, rispettivamente nei ruoli della dolce ed esitante Stella e dell’amorevole e disilluso Mitch.
Uno spettacolo di grande crudezza e attualità, capace di appassionare e scuotere lo spettatore, calandolo in un inesorabile ma indimenticabile viaggio agli inferi.