Parabola ottimistica e colorata sulla forza di chi crede nei propri sogni, “Ballerina” è una produzione franco canadese che sta riscuotendo un grande successo di pubblico. Eppure, diciamolo subito, la pellicola è, non tanto qualitativamente quanto piuttosto contenutisticamente, parecchio al di sotto dei ben più brillanti film di animazione usciti negli ultimi anni. Pur piacevole e scorrevole, “Ballerina” si appoggia infatti su un fastidioso schematismo fra personaggi buoni e cattivi che lo rende manchevole di introspezione e di realismo psicologico. I messaggi che il film vuol lanciare sono semplici e chiari e l’iter di sacrificio, pazienza e abnegazione che la piccola protagonista deve compiere per diventare una vera ballerina fungono da esempio per tutte e tutti coloro che sognano di intraprendere questa strada. Eppure il film stenta a coinvolgere completamente lo spettatore: troppo meccanico, troppo poco credibile, troppo legato a capitomboli e maldestrezze per strappare facili sorrisi e meno a dialoghi veramente divertenti. E mancano soprattutto dei personaggi realmente memorabili e a tutto tondo, sia nel comparto dei buoni che in quello dei cattivi, basti pensare alla poco riuscita e fin troppo crudele Régine Le Haut, che verrà sconfitta in maniera ancor più deludente. Altri punti deboli sono poi il doppiaggio italiano di alcuni personaggi (basti sentire la Abbagnato che dà voce a Odette!) e la variegata ma spesso poco consona colonna sonora (banale anche la canzone di punta della Michielin). Con tutto ciò non vogliamo dire che “Ballerina” non sia un film da vedere, ma solo che ci aspettavamo qualcosa di più (e di meglio!).
Alberto Leali