Dal 9 gennaio al cinema distribuito da Movies Ispired
Leningrado, 1945. La guerra è finita ma la città è in ginocchio. Iya, soprannominata la Spilungona, lavora come infermiera in un ospedale per reduci e si occupa del piccolo Pashka, figlio della sua amica Masha, al fronte per vendicarsi con i tedeschi per la morte del marito. Iya è affetta da trauma da stress e a causa di uno dei suoi attacchi paralizzanti soffoca inavvertitamente il bimbo sotto il suo peso. Al suo ritorno, Masha, segnata dal dolore e dagli orrori vissuti, vuole a tutti i costi un altro figlio e Iya è costretta ad aiutarla.
Dopo il bellissimo Tesnota, il giovane e talentuoso Kantemir Balagov sforna un capolavoro narrativamente e formalmente perfetto, liberamente ispirato al racconto di Svjatlana Aleksievič La guerra non ha un volto di donna.
La ragazza d’autunno colpisce non solo per l’inedito racconto di due donne che cercano di ricostruire le loro vite dopo la guerra, ma anche per i primi piani di una regia abile e accuratissima, premiata a Cannes nella sezione Un certain regard, e per l’uso straordinario del colore della pittorica fotografia di Ksenia Sereda.
Quello di Balagov è un film oscuro e spietato, asciutto e tesissimo, che si serve delle interpretazioni delle bravissime Viktoria Miroshnichenko e Vasilisa Perelygina per raccontare un Paese che lotta per risorgere dalle ceneri, ma che allo stesso tempo non riesce a superare un passato che brucia.
E sono le donne, in particolare, quelle che portano nel corpo e nell’animo i segni più profondi della guerra e che cercano nella maternità la loro disperata salvezza dalla morte e dall’orrore.
La ragazza d’autunno dipinge splendidamente non solo il rapporto doloroso e manipolatorio tra le due protagoniste, facendone emergere ogni particolare psicologico ed emotivo, ma anche le scene di vita domestica, che prevalgono nettamente sugli esterni, e quelle all’interno dell’ospedale a contatto con i soldati distrutti dalla guerra.
Un film di amore e rivalsa, di morte e speranza, di dolore e silenzi, che conferma Balagov come uno dei cineasti più importanti della sua generazione. Selezionato per rappresentare la Russia nella categoria per il miglior film in lingua straniera ai premi Oscar 2020.
Alberto Leali