Prodotto da Sony Pictures e distribuito da Warner Bros. Italia dal 9 gennaio, il film ha vinto l’Oscar per i migliori costumi
Non è certo la prima volta che Piccole donne, il capolavoro letterario di Louisa May Alcott, viene trasposto sullo schermo, dall’illustre versione di George Cukor con Katherine Hepburn, passando per quella di Gillian Armstrong con Winona Ryder fino alla recentissima miniserie della BBC trasmessa da Sky.
Greta Gerwig, dopo averci conquistato come musa del cinema di Noah Baumbach (Frances-Ha, Mistress America) e con il suo felicissimo debutto alla regia Lady Bird, alza la posta in gioco e affronta l’insidiosa sfida del classico letterario da riproporre al pubblico in sala.
Che la Gerwig sia uno dei più vivaci talenti dell’attuale cinema indie americano è ormai un dato di fatto, ma con quest’ultima fatica abbandona la propria comfort zone, dimostrando una versatilità e una cura estetica che lasciano davvero sbalorditi.
Il suo Piccole donne, che in realtà attinge anche ai romanzi che seguono quello del 1868, è una versione diversa da tutte quelle che la precedono, destinata a rimanere agli annali per libertà narrativa e innovatività dello sguardo, ma anche per aver reso finalmente esplicita la sovrapposizione tra la protagonista del romanzo, Jo March, e la sua autrice, che entra prepotentemente nella narrazione.
Pur alle prese con un classico intramontabile, la Gerwig conserva il suo occhio sincero sulla femminilità, evidenziando, in maniera ancor più spiccata della precedenti versioni cinematografiche, lo spirito femminista che soggiace tra le pagine della Alcott: mette, così, in primo piano l’eroina moderna Jo con le sue rivendicazioni e i suoi desideri e riscrive l’epilogo, rendendo giustizia alla scrittrice. Riesce in tal modo ad essere personale, pur restando fedele allo spirito del romanzo e ai suoi momenti salienti.
Coraggiosa, inoltre, è la scelta di decostruire la narrazione, che prende avvio con le ragazze già cresciute, per poi procedere a ritroso attraverso una serie di flashback vissuti dalla protagonista Jo.
Assolutamente perfetta è la scelta del cast, che comprende i volti più talentuosi del cinema americano contemporaneo: Saoirse Ronan (straordinaria) nel ruolo di Jo, Emma Watson in quello di Meg, Florence Pugh nei panni di Amy, Eliza Scanlen in quelli di Beth, ma anche Laura Dern che interpreta Marmee March, Timothée Chalamet nel ruolo di Laurie, Chris Cooper in quello di Mr. Laurence e una magnifica Meryl Streep nei panni della scontrosa Zia March.
Un adattamento classico e al tempo stesso contemporaneo, che non sorprende solo dal punto di vista narrativo ma anche per la sua bellezza formale. Il merito va agli accurati costumi di Jacqueline Durran, alla fotografia autunnale di Yorick Le Saux, alla puntuale scenografia di Jess Gonchor, alle suggestive musiche di Alexandre Desplat e alla regia abilissima e dinamica della Gerwig.
Imperdibile non solo per chi deve al romanzo della Alcott il proprio avviamento alla vita, ma soprattutto per le nuove generazioni e per quelle a venire.
Alberto Leali