Dal 19 dicembre al cinema con 01 Distribution
Dopo il successo di Dogman, Matteo Garrone si cimenta con una delle fiabe più celebri e ricche della letteratura mondiale: la sua versione di Pinocchio di Carlo Collodi arriva al cinema dal 19 dicembre con 01 Distribution.
L’attesa per il film è molta, ma altrettanti sono i dubbi in merito all’utilità dell’ennesima versione filmica del classico per ragazzi, specie dopo il flop dell’ambiziosa pellicola diretta da Roberto Benigni.
“Come regista mi è stato impossibile resistere alla tentazione di mettere in scena Pinocchio – rivela Garrone – E’ una storia che ha mille chiavi di lettura diverse, che racconta personaggi universali ma anche tipicamente italiani. Diversamente dagli altri miei film, questo ha una sua leggerezza e comicità ed è popolare come lo era il libro di Collodi, a cui mi sono avvicinato con grande rispetto. Spero che questo film faccia riscoprire un classico e che riesca ad incantare di nuovo il pubblico“.
La versione di Garrone è sicuramente quella più fedele al testo di Collodi, sia dal punto di visto narrativo che da quello figurativo. Il regista dice di essersi spirato soprattutto alle tavole di Enrico Mazzanti, illustratore della prima edizione in volume di Pinocchio, che lavorò a stretto contatto con Collodi. Ma il film è influenzato anche dalla pittura dei macchiaioli, a cui rimanda un paesaggio selvatico e incontaminato catturato tra Puglia, Lazio e Toscana, e dalle atmosfere povere immaginate dallo sceneggiato televisivo di Luigi Comencini.
Rispetto agli altri film di Garrone, Pinocchio abbandona i toni più cupi per sposare quelli della fiaba destinata a tutta la famiglia, seguendo un percorso narrativo sicuro, ma non meno incisivo nel descrivere un’Italia di miserabili che sopravvive come può.
Resta intatto innanzitutto l’aspetto allegorico del testo d’origine, sottolineato dalla massiccia presenza di figure antropomorfe, quasi del tutto assenti nelle precedenti versioni filmiche. In generale, però, non c’è un solo volto stonato nell’ultima fatica di Garrone: dal Geppetto sporco ed incolto di un bravissimo Roberto Benigni al Mangiafuoco solo e bisognoso di amore di Gigi Proietti, dall’irresistibile signora lumaca di Maria Pia Timo all’inedito Grillo Parlante di Davide Marotta, dal giudice scimmia di Teco Celio al tonno sensibile di Maurizio Lombardi.
“E’ un film di grande bellezza e singolarità, il più bel Pinocchio che abbia mai visto – afferma Roberto Benigni – Una storia universale, che va oltre la classicità e che è capace di toccare nel profondo. Come ne “La vita è bella”, ho cercato di raccontare, attraverso il personaggio di Geppetto, la storia d’amore fra un padre ed un figlio. D’altronde, dopo San Giuseppe, Geppetto è il padre più famoso del mondo: interpretarlo, dopo aver ricoperto il ruolo di Pinocchio, è stata per me la conclusione di un percorso. Garrone realizza immagini straordinarie, ma sa anche raccontare attraverso quelle immagini. E’ un regista che ti sa guidare ma che al contempo ti lascia libero“.
Il film di Garrone, inoltre, non fa un uso smodato degli effetti speciali, ma preferisce l’artigianalità: la sua bellezza visiva deriva soprattutto dall’eccezionalità dei reparti tecnici (trucco, parrucco, costumi, fotografia, scenografia) che restituiscono un mondo più materico e meno fantastico di quello proposto dalle precedenti versioni cinematografiche.
La sceneggiatura, invece, è scritta da Garrone con la collaborazione, nata per caso, di Massimo Ceccherini, che interpreta, splendidamente, il ruolo della Volpe.
Alberto Leali