Irene Fornaciari nasce il 24 Dicembre, una bambina sensibile e silenziosa fino a quando sua sorella Alice decide di svelarne il segreto: Irene canta con una voce che non lascia dubbi sul fatto che non farà la veterinaria come sogna; la musica ha deciso per lei << Essere tosti non è roba da super eroi, altrimenti sarebbe: vincere facile!>>.
Irene ha saputo trovare una propria identità artistica, lasciando sentieri tracciati alla ricerca di un percorso personale avendo come unico “navigatore” il cuore. I suoi concerti non finiscono di stupire, perché è lì che Irene dà il meglio di sé mostrandosi per la “tipa tosta” che è diventata.
Irene Fornaciari si definisce una tipa “tosta”?
Assolutamente si! Tosti non si nasce ma si diventa, questa è la mia teoria. Personalmente, non ne ho mai fatto segreto, la timidezza mi ha reso insicura e apparentemente fragile. Sono convinta che la vera tenacia, possa essere esercitata; il saper affrontare le difficoltà, i propri limiti è un esercizio possibile e dovuto a noi stessi. Partendo da una posizione “svantaggiata”, ho sempre ricercato la mia autonomia, la mia indipendenza. Tendenzialmente so fare di tutto e mi arrangio da sola, ho trovato un equilibrio per con-fidare in me e nelle mie possibilità. Detto ciò, trovato, il proprio equilibrio è anche piacevole condividere e farsi accompagnare.
Oggi ti piace condividere e farti accompagnare?
Oggi ho imparato a volermi bene e come ho detto a fidarmi di me; ho un compagno con cui mi piace condividere le scelte e confrontarmi. Credo che rispetto reciproco e complicità siano fondamentali: l’amore deve rendere liberi e mai richiudere. Per palchi importanti, hai scelto di portare canzoni non sempre “facili”: è il cuore a scegliere? Quando ho l’occasione di presentare una mia canzone non posso sprecarla e scelgo di portare quella che è arrivata per prima nel cuore. Non riesco a piegarmi a compromessi di nessun genere; in occasione del mio primo Sanremo, sono andata contro tutto e tutti con “Spiove il sole” essendo
consapevole di come non fosse per niente “sanremese”. Il cuore ha prevalso e lo fa sempre.
Quanto l’istinto in te prevale sulla ragione?
Generalmente parto da una intuizione per poi riflettere e ragionare. In passato, questa lotta la vinceva spesso la ragione, che aveva l’ultima parola e, di fatto, inibiva quello che avevo dentro. Oggi devo ammettere che il mio istinto, fatte le dovute riflessioni, riesce a prevalere lasciandomi libera di “sentire” cosa sia meglio per me. Una conquista voluta che oggi mi rassicura sul mio percorso e sui traguardi che faticosamente ho raggiunto.
Quanto è stata importante la gavetta per te?
Dura, com’è stato per tutti ma fondamentale per tutto quello che è seguito. Ho ricordi bellissimi di viaggi interminabili che facevo con la band in furgone; percorrevamo l’Italia in lungo e in largo con un budget a dir poco esiguo, la strada e il furgone erano la nostra casa. Nessun albergo, solo chiacchiere nel tentativo di tenere sveglio chi guidava e una strana famiglia che, chilometro dopo chilometro, si andava formando. Un periodo molto importante in cui ho avuto modo di mettere alla prova la mia passione, cercando di farlo al meglio nonostante le difficoltà.
Roberto Puntato