Presentato in anteprima alla 14ma Festa del Cinema di Roma, il film arriva nelle sale italiane nella primavera 2020 distribuito da BiM
Cédric Kahn veste i ruoli di regista e (per la prima volta in un suo film) di attore in Fête de famille, dramedy presentato in anteprima alla 14ma Festa del Cinema di Roma.
Al suo debutto con il film familiare, Kahn sceglie l’unità di luogo (la casa) e di tempo (una giornata) per far emergere, tramite il personaggio della classica “pecora nera”, drammi, ambiguità e segreti di un gruppo solo apparentemente unito.
“Festen è stato ovviamente il mio riferimento filmico principale – racconta Kahn – Ma ad ispirarmi è stata anche la mia famiglia, che è piena di donne forti. Il mio fine era quello di unire elementi tragici e comici, che in effetti convivono in ogni famiglia, dove è più facile tirare fuori il lato oscuro di ognuno di noi”.
In un giorno d’estate, una famiglia si riunisce per festeggiare il 70mo compleanno della madre Andréa. Ci sono il marito Jean, i due figli Vincent e Romain con le rispettive famiglie, una telecamera per immortalare l’evento e una diciottenne cresciuta lì. Tutto procede gioiosamente, fino all’arrivo inatteso della figlia minore, Claire, scomparsa alcuni anni prima, che porterà con sé il caos.
Fête de famille dimostra che, “anche laddove c’è follia, ci può essere creatività, allegria e vitalità. Non volevo infatti un film drammatico o lacrimevole, ma ricco di personaggi divertenti ed umani, in cui ogni spettatore può facilmente immedesimarsi”.
Un ruolo fondamentale, inoltre, riveste nel film la menzogna, che può essere, a seconda dei casi, tossica o salvifica.
“Nella famiglia protagonista, ma anche nella società odierna, tutti vogliono essere artisti, per questo ogni personaggi è duplice ed è difficile capire chi mente o dice la verità”.
La raffinatezza della scrittura e le ottime interpretazioni di un cast che riunisce il meglio dell’attuale cinema francese (Catherine Deneuve, Emmanuelle Bercot, Vincent Macaigne) si sposano con la regia puntuale e misurata di Kahn.
“Ho girato in modo istintivo e in continuità temporale, senza mai far uscire i personaggi dalla casa in cui si svolge la vicenda. Girare così permette di vivere al meglio la storia e la sua evoluzione, dimenticando la macchina da presa e creando una vera famiglia. Volevo inoltre più persone possibile all’interno delle scene, affinché il film vivesse”.
Alberto Leali