Il primo dei 10 titoli prodotti da Fondazione CON IL SUD e Apulia Film Commission, vincitore del Premio del Pubblico BNL alla Festa del Cinema di Roma, arriva al cinema dal 9 all’11 dicembre
Raccontare per immagini il Sud attraverso i fenomeni sociali che lo caratterizzano: è questo il fine del bando “Social film Fund CON IL SUD”, un’iniziativa nata dall’unione di Fondazione Apulia Film Commission e Fondazione CON IL SUD, che hanno messo a disposizione 400 mila euro per la produzione e la diffusione di 4 cortometraggi e 6 documentari per promuovere l’incontro tra imprese cinematografiche con enti del Terzo settore meridionale.
È da qui che nasce l’interessante parabola di Santa subito, il documentario di Alessandro Piva (La capa gira, Mio cognato) presentato alla Festa del Cinema di di Roma e vincitore del Premio del pubblico BNL, che racconta la storia di Santa Scorese, giovane attivista cattolica della provincia barese che per anni subisce le molestie di uno sconosciuto mentalmente disturbato fino al più tragico degli epiloghi.
“In un evento pubblico legato al sociale ho conosciuto Rosa Maria Scorese, che ha raccontato la terribile storia di sua sorella -dice Alessandro Piva – Le sue parole mi hanno molto colpito, perché hanno indicato come vittima non solo Santa, ma anche il suo assassino, in quanto aveva fornito, invano, i segnali affinché lo fermassero. Ho così approfittato del bando Social film Fund CON IL SUD per mettermi in moto con le ricerche e raccontare una storia tristemente attuale, cercando però di sottrarla alla cronaca”.
Mescolando interviste ed immagini di repertorio, Piva racconta un’Italia ancora tragicamente impreparata sul fronte della lotta al femminicidio e ai fenomeni di stalking.
“All’epoca dei fatti, il 1991, non c’erano ancora gli strumenti legislativi che tutelano da questi fenomeni (non esisteva infatti il reato di stalking); – ricorda il regista – oggi, però, nonostante la loro presenza, si assiste a un sovraccarico di violenza fisica e verbale che dovrebbe far riflettere. Lo Stato non deve rimanere un’entità astratta, ma diventare delle persone con una coscienza”.
Attraverso le pagine del diario di Santa e le parole dei suoi amici e familiari, Piva racconta non solo il toccante ritratto di una donna illuminata dalla fede, ma anche l’efficace spaccato sociale di un’ep0ca.
“La costruzione che ho dato al film è quasi da thriller, di modo che lo spettatore venga assalito dall’inquietudine fino alla tragedia finale. Santa, dalla forte personalità e dalla vivacità tipica dei giovani, è rimasta accanto alle vite di chi l’ha conosciuta, come se non fosse mai scomparsa. È una capacità che hanno solo le persone speciali. Infatti, quando si elabora un lutto, o si tende a santificare la persona che non c’è più o a non parlarne più per cancellare il dolore”.
Il film di Piva sceglie di concentrarsi esclusivamente su Santa e non sul suo assassino, di cui non viene nemmeno menzionato il nome: una scelta di campo dovuta alla volontà di restituire l’essenza della giovane e al tempo stesso di rendere omaggio alla sua famiglia, che ha trovato la forza per andare avanti.
“È un film che parla di persone vere e che dimostra come il confine tra fiction e documentario si stia assottigliando sempre di più. Per me, i film devono emozionare ed arrivare al pubblico. Santa subito lo fa”.
Alberto Leali