Nella sezione Panorama Italia di Alice nella città il documentario ispirato al libro inchiesta di Flavia Piccinni
Quattro donne, due generazioni diverse e un’unica ossessione: la bellezza, vista come unico mezzo per esistere.
Elisa Amoruso porta ad Alice nella città un inquietante ritratto della società dell’apparire, indagando non solo il mondo dei millennial nati e cresciuti nell’epoca dei social, ma anche quella delle madri affamate di visibilità e di riconoscimento altrui.
Lo fa attraverso la vicenda di tre sorelle bellissime, Giovanna, Valentina e Francesca, ex modelle bambine ora in cerca della propria strada, e una madre esuberante, Cristina, che le ha educate al culto dello specchio e del successo ad ogni costo.
“Il taglio del film è molto diverso da quello del libro inchiesta della Piccinni – racconta la Amoruso – perché ci siamo concentrati su ciò che accade a tre ragazze che hanno conosciuto il successo nell’infanzia, ma si trovano adesso a dover far fronte alle difficoltà e alle delusioni della vita. Inoltre, abbiamo analizzato il rapporto madre- figlie all’interno di una famiglia esclusivamente al femminile votata al culto della bellezza. Le protagoniste del film non sono attrici, ma persone normali che ci hanno permesso di entrare nelle loro vite rendendoci partecipi dei loro sogni ed obiettivi”.
Attraverso un continuo gioco di rimandi tra passato e presente, il film fa emergere le emozioni e le personalità delle protagoniste, in particolare di una madre che ha dedicato molti anni della sua vita ad accompagnare le figlie tra passerelle e set fotografici e televisivi e che tutt’oggi è la principale fonte di alimentazione della loro ambizione.
Nonostante ne metta in luce la personalità straripante, il film non ha uno sguardo brutalmente severo, ma rivela le fragilità e il dolore di una donna che nella vita ha potuto contare sempre e solo su se stessa.
“Sono sempre stata sola a prendere le decisioni – rivela Mamma Cristina – Come racconto anche nel film, la mia infanzia non è stata facile a causa del rapporto con mia madre, che oltre ad essere violenta mi ha sempre tarpato le ali. Crescendo, ho sentito il bisogno di recuperare il tempo perduto e di assicurare alle mie figlie una vita diversa da quella che ho condotto io. Al di là della grinta e dell’esibizionismo, mi ritengo una persona sincera, che ha fatto del suo meglio per crescerle e proteggerle”.
Non è la prima volta che Elisa Amoruso si concentra sulla società dell’apparenza e dei social: “avevo appena finito di girare “Bellissime” – racconta la regista – che poco dopo mi è arrivata la proposta del documentario su Chiara Ferragni che è stato presentato a Venezia“.
“A causa della rete – prosegue – la nostra società è diventata molto narcisista, ciò ha portato anche alla creazione di nuovi lavori basati proprio sull’uso dei social. Oggi, però, siamo obbligati a fare i conti con la visibilità, perché se non siamo social siamo davvero fuori dal mondo. Ecco perché un film come “Bellissime” diventa il ritratto di ciò che stiamo vivendo ai giorni nostri”.
Bellissime arriverà in sala il 18, 19 e 20 novembre con Fandango e il 13 dicembre sulla piattaforma Timvision.
Alberto Leali